È una moda: i costruttori vogliono a ogni costo iscrivere la parola “pelle” nella lista dei loro equipaggiamenti. Ma i pellami impiegati non sono sempre di fattura irreprensibile …
Negli ultimi anni la “pelle” si è democratizzata: l’opzione costa, tra le varie tariffe dei costruttori, dal 20 al 40% in meno rispetto a dieci anni fa. Rovescio della medaglia: la qualità segue spesso la medesima tendenza. Risultato: vi ritroverete con una selleria eventualmente lusingatrice al momento dell’acquisto, ma logorata dopo qualche anno. E la pelle, lungi dal valorizzare la vostra vettura, la degraderà visivamente e … accentuerà la sua svalutazione. Certi costruttori, comunque, si sottraggono a questa tendenza. Ma il prezzo della loro opzione pelle, allora, non è diminuito. Esempi: Audi e BMW che mantengono un’altissima qualità in capitolo.
Le sellerie spacciate “in pelle” sui cataloghi comprendono sovente solo una guarnitura delle parti in contatto con il corpo: lato anteriore degli schienali, parte superiore della seduta. Un modo di operare quasi sistematico sulle vetture piccole e medie e che si incontra via via anche sugli “alta gamma”: Volvo, Jaguar e altri non esitano a sostituire il rivestimento in pelle autentica con dei volgari elementi in skai, diligentemente venato superficialmente per rendere l’idea. Allorché, nello spirito dell’acquirente, va da sé, soprattutto su tali modelli, che è l’integralità della selleria che è costituita di vera pelle.
Da due anni fioriscono le sellerie chiamate pomposamente “cuoio (o pelle)/tessuto”. La realtà? Degli inserti di pelle di taglia estremamente ridotta applicati su qualche rara zona della selleria. Ce ne sono, in tutto e per tutto, che quattro piccoli inserti per sedile, per una superficie totale che non arriva neanche a mezzo metro quadro!
Inoltre, attorno a questi elementi in vera pelle, sono utilizzati delle guarniture in skai che, questi, sono molto economici paragonati a un bel velluto dal contatto felpato. Detto altrimenti, ciò che è presentato come un “plus” permette di economizzare: il costruttore riduce i suoi costi mentre vi alletta con una nota di nobiltà!
Su un certo numero di modelli, addirittura marche, i pellami scelti sono di minor qualità rispetto al passato. Di colpo, questo elemento lussuoso, scelto come tale dagli acquirenti, si ritrova piazzato in una logica economica che finisce per annullare ogni nozione di distinzione che gli è attribuito. Oggigiorno, certe sellerie in pelle accusano un invecchiamento nettamente peggiore che una selleria in tessuto basico. Una degradazione “centrale” che è difficile da evitare dopo qualche anno e par la quale, di fatto, è impossibile far valere la garanzia.
Questa regressione della qualità riflette la pressione crescente esercitata sui prezzi di costo dai costruttori. Un fornitore di pellame per automobili, che preferisce mantenere l’anonimato, ce lo conferma:”È esatto: nell’aspetto, la qualità dei pellami per le automobili è nell’insieme diminuita in questi ultimi anni. I costruttori esercitano una pressione crescente sui prezzi. Infatti, acquistano la parola “pelle” alla tariffa più bassa. Senza preoccuparsi del resto. I pellami provengono da razze di bestiame e da origine geografiche (Argentina, Brasile) che non offrono le stesse qualità che in precedenza. Una pelle di qualità superiore costa circa 60 €/m2 e una pelle discreta sui 38 €. Ma ora si trova sul mercato dei prodotti a 24 €/m2 che, evidentemente, non offrono la stessa qualità. La guerra dei prezzi fa molti danni. Per contro, le pelli naturali “plein fleur”, cioè quelli che conservano la loro venatura originale e che, per questo, devono provenire da capi selezionati con cura, sono oggi rimpiazzati da pelli stampate, dove la venatura è artificialmente riprodotta da presse. Infine, i trattamenti di superficie che sono oggigiorno applicati donano anche un aspetto lucido che non favorisce l’impressione di qualità.”
Audi: stabile
Nessun compromesso che metta in pericolo la qualità. Ovviamente le opzioni pelle restano molto care – tra le più care del mercato – ad esempio i 2'120 € richiesti su una A2 per un rivestimento integrale. Ma la tessitura dei pellami, la loro morbidezza e il loro contatto restano sempre così apprezzabili. E l’invecchiamento, per tutti i modelli, non pone nessun problema.
BMW: leggera flessione
Nessuna regressione nella selezione dei pellami, né nella realizzazione dei rivestimenti e delle cuciture. Da un modello all’altro della gamma, le realizzazioni traspirano qualità, con un aspetto della superficie e una tessitura irreprensibile. L’invecchiamento è anch’esso esente da critiche. A partire dalla Serie 5, diversi tipi d’opzione sono possibili, via il catalogo Individual. Questi dona accesso a pellami di vitello o di bufalo di bellissimo effetto (fino a 6'000 €). Una nota stonata: sulla recente Serie 7, il dorso dei sedili anteriori e le tasche portaoggetti sono in skai. Mai visto in questo segmento.
Lancia: in ascesa
Pelle integrale su tutta la selleria della piccola Ipsilon – unico caso in questo segmento – e sulla recente berlina “alto di gamma” Thesis. Su quest’ultima, la selleria è una splendida realizzazione dello specialista del mobilio di standing Poltrona Frau. Si basa su pellami spessi, superficie liscia, quasi senza venature, molto naturali, che offrono una dolcezza e una morbidezza al tatto notevole. Il tutto con cuciture splendide. La pelle è anche estesa ai contro-porta e alle maniglie interne delle portiere.
Alfa Romeo: stabile
Ottima generosità dell’offerta: tutte le sellerie in pelle beneficiano di un rivestimento integrale: nessuna componente fa ricorso allo skai. Seguendo la buona tradizione italiana, l’aspetto è ugualmente curato con motivi e cuciture che deliziano l’occhio. La sola debolezza concerne l’invecchiamento: un po’ meno buono della media dopo quattro o più anni.
Mercedes: leggera flessione
Nessun problema di qualità né di invecchiamento. Ma, da molto tempo, è piuttosto l’aspetto di superficie che pecca: su numerosi modelli, la pelle ha una fastidiosa tendenza a imitare … lo skai. Tutta colpa di una venatura di superficie scelta poco abilmente. Questo leggero handicap, che è soprattutto percepibile sulla tinta nera, è nondimeno sempre meno flagrante e tende a annullarsi sui modelli più recenti. Per contro, la pelle dei modelli meno esclusivi (Classe C) pare sia leggermente regredita in qualità in questi ultimi tre anni.
Rover: stabile
Bilancio contrastato: le 25 e 45 non beneficiano più della splendida realizzazione che era presente quando questi modelli si chiamavano Serie 200 e Serie 400 in livrea Lux (fino a gennaio 2000). Lo standing dei pellami e le cure apportate alle cuciture sono arretrati di un gradino. Sulla 75 al contrario, realizzazione assolutamente curata, anche se lo skai prende il posto dei veri pellami sulle superfici che non sono a contatto con il corpo: le cuciture rimangono molto curate.
Volkswagen: stabile
I rivestimenti in vera pelle non sono integrali, tranne che su qualche modello di grande standing (Passat 8 cilindri, Phaeton 12 cilindri e Tuareg). Ma la selezione dei pellami non si sacrifica a una economia eccessiva. Anche sulla piccola Polo. L’aspetto delle superfici rimane sempre curato. Ci vuole un occhio ben allenato, su una Passat in livrea Carat per esempio, per scoprire che lo skai sostituisce la pelle sulle parti dei sedili che non sono in contatto con il corpo.
Chrysler & Jeep: stabile
Degli interni che hanno l’aspetto della pelle, ma che utilizzano solo parzialmente dei veri pellami. E questi, troppo lucidi, dalla venatura artificiale un po’ troppo evidente, non sprigionano una impressione di qualità del più alto livello. Sui PT Cruiser, la pelle, al contrario molto liscia, e di fattura abbastanza buona; ma è talmente rara al punto che ricopre solo una parte delle sedute e degli schienali, ed è sostituita da skai non solo sui fianchi e il retro, ma anche sulle bande laterali delle sedute e degli schienali. Spilorceria.
FIAT: stabile
La pelle non è la specialità di questa marca italiana. È di qualità media, niente di più, e presenta una superficie un po’ troppo lucida. Sulle Stilo la selleria in pelle è parziale, ma le tasche porta-oggetti sul retro dei sedili anteriori vanno in controtendenza e presentano dei veri pellami.
Jaguar: leggera flessione
Delusione: su quasi tutta la gamma, il rivestimento in pelle è solo parziale e abbiglia unicamente le parti dei sedili in contatto con il corpo. Il rivestimento integrale è proposto unicamente sulle versioni più esclusive della nuova XJ – e precedentemente solo sulle versioni Daimler. Nell’insieme, i pellami sono di fattura corretta, salvo sulle “piccole” X-Type: il bracciolo centrale anteriore rimane in skai, la qualità della pelle in se stesso non ha nulla di eccezionale e il suo invecchiamento si rivela imperfetto.
Mini: (*)
Una pelle molto “artificiale” con motivi stampati che non nascondono la loro origine industriale. Come il picchettaggio rotondo, evidentemente molto lontano dalla venatura originale. Nell’insieme, una fattura corretta, senza niente di più. Ma, soprattutto, una indecente aderenza del rivestimento al telaio dei sedili.
Peugeot: in regressione
Stabilità per la 607 che piazza l’asticella in alto e si situa nel solco della migliore selleria per automobili, tanto per la selezione dei pellami quanto per le cuciture. Le 406 soddisfano in ugual misura. Sul resto della gamma, e in particolare sui monovolume 807, l’offerta è meno allettante, con una qualità mediocre e dei pellami che non ricoprono integralmente i sedili. In più, la pelle è mal applicata al telaio dei sedili.
Porsche: stabile
Realizzazioni di standing inferiore a ciò che la clientela potrebbe attendersi. Sulle Boxster come sulle 911, il pellame non ricopre integralmente i sedili: è sostituito da una struttura rigida sul dorso e le parti laterali delle sedute sono realizzate con uno skai comune. Sulle Boxster i pellami appaiono poco spessi. Bisogna far capo a delle opzioni molto costose per ottenere una qualità migliore. Tra l’altro, le tasche portaoggetti del nuovo 4x4 Cayenne sono realizzati in … skai!
Renault: in regressione
Finiti gli anni Baccara! Le esigenze sono in regressione sensibile in questi ultimi anni. Ad esempio la selleria delle Laguna Initiale i cui pellami sono parziali e le grosse cuciture laterali, che sembrano fatte per dare un’aria di ricchezza, sono realizzate in … plastica! Nell’insieme, i pellami utilizzati sono molto lucidi (in particolare sulla Twingo) e la loro superficie regredisce. Solo le Vel Satis, autenticamente “alto di gamma”, appaiono esenti da critiche.
SAAB: in regressione
Standardizzazione della qualità e regressione in confronto alle realizzazioni molto belle di una decina di anni fa. I pellami sembrano aver perso la morbidezza e il loro aspetto visivo, meno naturale e sensibilmente più lucido, non si è per niente migliorato.
SEAT: stabile
Questa marca meno ambiziosa nelle finiture in seno al gruppo Volkswagen si posiziona correttamente, senza niente di più. I rivestimenti in pelle non sono integrali ma l’aspetto delle superfici soddisfa e l’invecchiamento si rivela senza difetti. I rivestimenti non sono sempre ben affrancati al telaio dei sedili.
Skoda: (*)
È principalmente la recente berlina Superb che è interessata. Si avvicina agli standard Volkswagen: del pellame non integrale,ma lo skai che compone il rivestimento dei lati e del retro dei sedili non presenta visibili variazioni d’aspetto. Sulla Octavia, la realizzazione è sensibilmente meno lusinghiera.
Toyota: stabile
Nulla di straordinario da aspettarsi sui modelli della marca. Le sellerie in pelle hanno l’aria della grande serie e non sono costituite da pellame su tutta la superficie. Il loro invecchiamento avviene, per contro, senza problemi.
Volvo: leggera flessione
Regressione nel tempo. Rivestimenti in pelle solo parziali, compresi gli allestimenti Summum, che tuttavia costituiscono le versioni più esclusive. Sugli allestimenti meno lussuosi, la marca adotta vieppiù qualche guarnizione in vera pelle, di superficie ridotta, combinate a rivestimenti in tessuto. Inoltre, la qualità della pelle non è per niente all’altezza delle attese.
Citroën: in regressione
Economia a ogni livello: una selezione dei pellami scelta con poche esigenze e una realizzazione molto trascurata. Sulle C3 Exclusive, qualche infelice inserto di pelle sui lati dei sedili, ma dall’esecuzione molto grossolana. Sulle C5, solo le parti dei sedili in contatto con il corpo sono realizzate in vera pelle; non presentano una qualità esemplare e sono mal applicate sul sedile. Sui monovolumi C8 l’opzione pelle è assolutamente sconsigliabile tanto i pellami scelti sembrano votati a un cattivo invecchiamento: fragili e che fanno pieghe dopo qualche migliaio di chilometri.
Ford: in regressione
È stata la prima grande marca, negli anni 90, a dotare i suoi modelli di pelli provenienti da pellami veramente a buon mercato. Sulle versioni Elance delle Ka e delle precedenti generazioni di Mondeo i pellami hanno molte difficoltà a soddisfare l’occhio già da nuove per via di scostamenti nei colori, ma, in più, accusano un invecchiamento molto sensibile entro due anni: grande vulnerabilità all’attrito, screpolature, appannamento (specie nella tinta beige), apparizione di fenditure nerastre. Una costante verificata ancora sulla nuova gamma, anche se l’attuale Mondeo (dal 2001) si segnala per dei leggeri progressi. Solo il monovolume Galaxy presenta uno standard più elevato.
Honda: in regressione
Dei pellami che sanno di grande serie, troppo brillanti, non specialmente valorizzanti e che non sono applicati sulla totalità delle superfici dei sedili. Sulle Civic, l’opzione non è particolarmente raccomandabile. Sulle nuove Accord, Honda si allinea alla moda del misto pelle/tessuto non particolarmente ricco.
Nissan: in regressione
Aspetto lucente, finezza marcata, tatto insignificante: la marca giapponese è ben lontana dal soddisfare. Visivamente, i pellami selezionati, dei più a buon mercato, non mostrano alcuna ambizione all’aspetto e presentano anche dei problemi d’invecchiamento. È il caso delle precedenti Micra Plaza e Primiera SE. L’attuale Primiera non è messa meglio e lo skai che assicura la sostituzione mostra subito la differenza della grana. Anche la pelle della grande berlina Maxima non sprigiona una flagrante impressione di qualità.
Opel: in regressione
Nel solco della moda attuale: la pelle si trova più frequentemente negli abitacoli, ma sotto forma di inserti parziali quale bordura dei sedili (Astra, nuova Vectra). Nell’opzione pelle delle Astra, i pellami, molto morbidi al tatto, invecchiano male: tendenza a usurarsi nei punti sottomessi ad attrito, a screpolarsi. E, in particolare nella tinta beige, il bagno colorante è spesso mal applicato, ciò può dare delle sfumature più gialle su certe parti. Molto degradante visivamente. Nell’alto di gamma, sull’Omega, il pellame appare in regressione in confronto a quello presente al lancio di questo modello nel 1994.
(*) per le marche Mini e Skoda nessuna tendenza indicata: la gamma attuale differisce troppo dai modelli precedenti.
CONCLUSIONE: MENO PELLE MA MIGLIORE
Oggi è una mania: qualche centimetro quadrato di pelle sui lati delle sedute dei sedili per fare chic, o un inserto sul pomello della leva del cambio. E delle opzioni pelle a meno di 1'000 €. Ma, a questo punto, la qualità cade. Nel nostro ricapitolativi marca per marca, più della metà dei costruttori sono in regressione e offrono degli interni in pelle che, alla fine, sarebbe meglio lasciar perdere.
Traduzione ChB
Area di discussione: La qualità della pelle in ribasso