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Motori => Mondo Auto => Topic iniziato da: HansMuller su Aprile 19, 2004, 15:30:25 pm



Titolo: La Fiat secondo TURANI
Post di: HansMuller su Aprile 19, 2004, 15:30:25 pm
Giuseppe Turani ha scritto un bel articolo su repubblica intitolato:

"Il sistema Italia si è rotto la piccola impresa non va più"

Vi consiglio vivamente di leggerlo. C'è anche un riferimento importante che riguarda la FIAT.
il link è il seguente:
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2004/04/19/lintervista/007kapello.html

L?INTERVISTA/ NINO LO BIANCO/ UN PAESE AVANZATO, SPIEGA UNO DEI GURU DELLA CONSULENZA AZIENDALE, NON PUÒ FARE A MENO DELLA GRANDE IMPRESA E DELLA SUA CAPACITÀ DI INNOVARE: "PER DI PIÙ, DA NOI NEANCHE LA PMI FUNZIONA"

"Il sistema Italia si è rotto la piccola impresa non va più"

GIUSEPPE TURANI

«Che l'Italia sia un paese incagliato dal punto di vista produttivo, delle imprese, è cosa ormai evidente a tutti. D'altra parte, basta gettare un'occhiata su qualsiasi classifica internazionale e si vede che, in qualche caso, occupiamo posizioni addirittura imbarazzanti». Nino Lo Bianco è presidente di Bip (Business Integration Partners), una società che fa parte del gruppo Engineering di Roma e che è stata costituita grazie all'uscita dalla Deloitte Consulting (di cui era il numero uno) di un'ottantina di superconsulenti.
Lo Bianco, che era stato anche il fondatore della Telos (una delle prime società di consulenza italiane) negli anni Settanta, è un personaggio che da più di trent'anni gira fra le imprese italiane, che ormai conosce benissimo. «E' una strana crisi, questa dell'Italia di oggi. Si tira a non parlarne tanto, si va avanti come se tutto fosse a posto, ma le cose non stanno affatto così. La grande impresa, da un certo punto di vista, è il cuore di questa crisi. Continua a licenziare gente, a ridurre le proprie dimensioni. E questo, forse, in una certa misura potrebbe anche essere fisiologico. Ma certo diventa preoccupante nel contesto generale».
E quale sarebbe questo contesto?
«Purtroppo è molto semplice da descrivere. Sono almeno dieci anni (se non di più) che in questo paese non nasce una grande azienda, sono più di dieci anni cioè che non ci sono novità, nuove iniziative, fatti importanti. Sono dieci anni che si va avanti, stancamente, con quello che c'era già e quello che c'era già, ovviamente, ha sempre l'aria un po' più stanca e in crisi. Insomma, non è una bella situazione. Con gli anni, poi, il tutto si è anche aggravato».
In che senso?
«Ma nel senso che via via siamo usciti da vari settori. E oggi la nostra presenza, parlo di grandi aziende, è veramente ridotta, siamo arrivati proprio all'osso».
Ci salvano le solite piccole e medie imprese, allora, almeno a quanto si legge in decine di saggi, di articoli, di dotti trattati sul modello Italia...
«Anche qui sarei un po' più cauto. I distretti industriali, su cui negli anni passati l'Italia ha costruito tanta parte del suo successo industriale, o stanno morendo o stanno diventando altro rispetto a quello che erano prima. Di sicuro non sono più elementi propulsivi nella società italiana».
Restano le 200300 buone aziende medie di cui parlava De Rita. Forse si può ripartire da quelle.
«Credo che non ci sia quasi altra strada. Anche perché abbiamo ormai così poche cose che non vedo da dove potremmo partire se non da questo gruppo di medie aziende buone. Ma anche in questo caso bisogna fare delle precisazioni e bisogna spiegare alcune cose».
E cioè?
«Molte di queste buone aziende medie sono leader di nicchia o hanno importanti quote nel loro specifico e ristretto settore. Sono aziende che, in qualche caso, più in là non vanno. Sono lì, fanno bene il loro mestiere, ma in un certo senso sono arrivate. A questo aggiunga una cosa, se vuole, ancora più grave».
Di che cosa si tratta?
«Queste aziende sono in molti casi assolutamente meravigliose, hanno fatto un sacco di cose, e vanno benissimo. Ma, se andiamo a guardarle da vicino, spesso ci accorgiamo che sono a tecnologia bassa. O, peggio ancora, di quasi nessun contenuto tecnologico, avanzato. Qualche volta si reggono quasi esclusivamente su un bel design e poco altro. E' evidente che, se vogliamo ragionare in termini di sistema e di medio periodo, siamo di fronte a strutture fragili. Strutture che in più di un caso non hanno i numeri per stare a lungo, e bene, sul mercato».
E quindi che cosa si può fare?
«Intanto bisognerebbe aiutare quelle che ci sono, e che sono valide, a crescere. Ma, soprattutto, bisognerebbe trovare il modo, con leggi opportune e con progetti messi in campo appositamente, di far crescere altre buone medie imprese. E, questa volta, bisognerebbe cercare di farle nascere in settori che abbiano rilevanti contenuti tecnologici e di innovazione. Insomma, qualche pentola in meno e qualche chip in più».
Possiamo tornare per un attimo ancora sulla crisi della grande impresa?
«Ma certamente».
Perché è così in crisi? Non è un fenomeno che riguarda tutto il mondo. Sembra che abbia colpito solo noi.
«Vede, la grande impresa italiana, con il passare degli anni, ha perso le sue connotazioni tradizionali senza assumerne di nuove, importanti. In parole semplici: quando ha cercato di rinnovarsi, ha copiato, un po' burocraticamente, certi modelli organizzativi americani e è diventata lenta, senza fantasia, senza grandi progetti. E infatti i grandi imprenditori di una volta non ci sono quasi più. Se si escludono pochissime eccezioni, da Pistorio a Del Vecchio della Luxottica. Per il resto c'è una grande impresa semimanageriale (perché spesso i padroni ci sono, e sono ben presenti), molto burocratica, piena di comitati, di memorandum, ma, ripeto, con poche idee».
In questa situazione che cosa si può fare?
"L'elenco delle cose da fare sarebbe lunghissimo, a partire dalla scuola. Ma possiamo limitarci a indicarne alcune, tanto per aggiungere materiali al dibattito in corso sull'Italia incagliata. La prima cosa che ai miei occhi di consulente risulta evidente è che in questo momento l'Italia si trova dentro una sfida importante, ma, forse, non lo sa».
Di che sfida si tratta?
«Quella della Fiat. Nel senso che questo paese non può assolutamente permettersi di perdere la Fiat. Si tratta veramente dell'ultima grande impresa industriale che abbiamo, e non possiamo perderla. La Fiat, cioè, va salvata. Direi quasi a qualsiasi costo. Perdere la Fiat, infatti, vorrebbe dire uscire dall'auto, ma anche certificare che abbiamo divorziato dalla grande impresa. Che quello è un mondo che non ci appartiene più, che siamo diventati, ufficialmente, un paese di medie imprese (con quelle caratteristiche che ho segnalato prima) e di artigiani. Mi sembra che il progetto di questo paese, negli anni della ricostruzione, non fosse esattamente questo. Insomma, perdere la Fiat sarebbe un colpo definitivo alla nostra immagine, ma anche alle nostre ambizioni, alla nostra idea di paese. E quindi bisogna fare tutto quello che si può per tenerla in piedi e per rilanciarla».
E qui il suo messaggio è chiarissimo. Fiat a parte, che cosa si può fare d'altro?
«Le voglio segnalare un caso che è emblematico, e anche importante. Lei sa che nuovi paesi, quelli dell'Est, stanno entrando in Europa. Sono paesi che hanno bisogno di molte cose, che hanno una gran voglia di vivere, anche se quasi sempre non hanno strutture "capitalistiche" moderne (dalle scuole al management alle tecnologie). Non ci vuole molto a capire che per un paese come l'Italia questo significa che in questi anni si sta aprendo una finestra di opportunità molto importante. In questa area potremmo giocare un ruolo decisivo. Potremmo fare tantissime cose».
E allora?
«E allora non stiamo facendo invece assolutamente niente».
Non è un po' eccessivo? Ci sarà pure qualche azienda che sta aprendo filiali da quelle parti.
«Non mi riferisco a questo. Dico che dovremmo avere, come paese, tutto insieme, un progetto per fare delle cose in queste aree, per segnalarci come loro possibili partner nel decollo economico (cosa che a suo tempo in Italia abbiamo fatto abbastanza bene). Dovremmo riuscire a muovere tutto insieme: la politica, le banche, le imprese, le università, la ricerca (quel poco che abbiamo). Ma, invece, non stiamo facendo proprio niente del genere. In termini ancora più chiari, stiamo buttando via, sprecando, una grande occasione. E il problema è che questa finestra di opportunità non rimarrà aperta in eterno. Si tratta di pochi anni. E quindi, se si vuole cogliere l'opportunità, bisogna intervenire subito. Del resto è così che va tutto il paese».
Non è un po' troppo pessimista?
«No. L'Italia è un paese che dovrebbe decidere, giunti a questo punto, che cosa fare da grande. Ma non lo sta facendo, tira avanti alla giornata. Ogni tanto si fanno i conti e si constata che le grandi aziende sono sempre meno, sem<\n>pre più piccole e che il resto un po' arranca. Ma nessuno prende decisioni».
E che cosa potremmo fare?
«Decidere, ad esempio, di tornare a puntare sull'auto, di puntare sul settore spaziale e sulle telecomunicazioni. Non è vero che qui tutti gli spazi sono già occupati. C'è ancora molto lavoro da fare. Ma occorre uno sforzo coordinato, lucido, tempestivo. Esattamente, però, quello che mi sembra non siamo più in grado di fare».


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 15:34:58 pm
Quoto in pieno l'articolo.....

e aggiungo che molte volte le imprese non si espandono perchè non sono minimamente incentivate a farlo......

dovrebbero IMHO incentivare moltissimo la R&D (come si fa in Corea) magari mediante corpose detrazioni fiscali.....


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: seth1974 su Aprile 19, 2004, 15:41:47 pm
si certo , ma poi ? poi che fai ? se provi ad ingrandirti ti imprigionano l'azienda con una miriade di obblighi , imposizioni , leggi , leggioline etc etc.
se provi a ridimensionarti per essere più agile ti sbattono in galera dopo avere perso immancabilmente il processo davanti al tribunale del lavoro .
vuoi aprire nuovi mercati ? hai un costo del lavoro improponibile.
Hai un marchio ? te lo copiano dopo 10 secondi e nessuno fa nulla per tutelarti.
Il buon Articolista , forse , dovrebbe incominciare a rendersi conto che in Italia di fare impresa non ce ne è più voglia. Momento , media impresa . Meglio rimanere piccoli , invisibili e lavorare come bestie per ottenere qualche risultato senza attirare troppo l'attenzione , oltrepassare la soglia è troppo rischioso.
Soluzioni ?
Si trapiantare il cervello a 60 milioni di italiani , troppo difficile mi sa .


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: HansMuller su Aprile 19, 2004, 15:51:41 pm
Citato da: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 15:34:58 pm
Quoto in pieno l'articolo.....

e aggiungo che molte volte le imprese non si espandono perchè non sono minimamente incentivate a farlo......

dovrebbero IMHO incentivare moltissimo la R&D (come si fa in Corea) magari mediante corpose detrazioni fiscali.....

Anche la parte che concerne la FIAT ??
mi meraviglierei positivamante :)


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 15:54:32 pm
Citato da: HansMuller su Aprile 19, 2004, 15:51:41 pm
Anche la parte che concerne la FIAT ??
mi meraviglierei positivamante :)


la Fiat VA SALVATA....e su questo son d'accordo...

il fatto che critichi alcuni suoi aspetti non è tanto per affossarla...ma sono gli umili suggerimenti che un consumatore dà per migliorare..... ;)


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:08:25 pm
D'accordo, ma non è un caso se la grande impresa in Italia è morta, è che la grande impresa qui è considerata un attore sociale, il cui scopo principale è mantenere i dipendenti. basti vedere il caso Alitalia, in tutto il modo si è riusciti a ridimensionare il personale, anche nei paesi socialisti democratici. Ma da noi no, deve succedere il miracolo di mantenere i posti di lavoro, pagarli più degli altri (piloti) e essere competitivi. Letto su Repubblica, un tale articolo mi pare un concentrato di ipocrisia.
Ma d'accordo, la Fiat è da salvare. Cosa faccio, mi compro la GT 3,2 Alfa al posto della S2000 ??? ;) ;D


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:10:27 pm
Citato da: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:08:25 pm
Ma d'accordo, la Fiat è da salvare. Cosa faccio, mi compro la GT 3,2 Alfa al posto della S2000 ??? ;) ;D


No....puoi scegliere tra 4 Panda Actual e 6 Seicento Actual :P


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:12:06 pm
Citato da: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:10:27 pm
No....puoi scegliere tra 4 Panda Actual e 6 Seicento Actual :P


Ahiahai, ingegnere, quelle sono polacche, e non di Chopin ;) ;D ;D ;D ;D


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:14:24 pm
Citato da: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:12:06 pm
Ahiahai, ingegnere, quelle sono polacche, e non di Chopin ;) ;D ;D ;D ;D


Lo ben so :P

vuoi salvare Mirafiori??compra 1 thesis, 1 166, 1 lybra, 1 Idea, 1 Multipla e 1 musa ;D ;D ;D


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:21:21 pm
Citato da: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:14:24 pm
Lo ben so :P

vuoi salvare Mirafiori??compra 1 thesis, 1 166, 1 lybra, 1 Idea, 1 Multipla e 1 musa ;D ;D ;D


Guagliò, e a Pomigliano chi ci pensa ???


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:22:27 pm
Citato da: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:21:21 pm
Guagliò, e a Pomigliano chi ci pensa ???


e che me frega...io abito a Torino ;D :)


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:25:36 pm
Citato da: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:22:27 pm
e che me frega...io abito a Torino ;D :)


Ma pensi di trasferirti a Wolfsburg ???, per questo hai preso la Golf ;) ;D ;D ;D ;D


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:27:11 pm
Citato da: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:25:36 pm
Ma pensi di trasferirti a Wolfsburg ???, per questo hai preso la Golf ;) ;D ;D ;D ;D


Ad essere cinico al massimo se l'andazzo in Italia continuerà ad essere così prenderò in seria considerazione l'opzione emigrazione ;)

e te quando vai in Svezia....o in Giappone con la S2k? :P


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:30:01 pm
Citato da: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 16:27:11 pm
Ad essere cinico al massimo se l'andazzo in Italia continuerà ad essere così prenderò in seria considerazione l'opzione emigrazione ;)

e te quando vai in Svezia....o in Giappone con la S2k? :P


Ma io mica lavoro nell'automotive :P


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Homer su Aprile 19, 2004, 17:06:07 pm
beh...non è che con la GT 3.2 cascheresti poi così male, IMHO :P


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 19, 2004, 17:07:16 pm
Citato da: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 16:30:01 pm
Ma io mica lavoro nell'automotive :P


Per ora nemmeno io :P :P


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 19, 2004, 17:10:19 pm
Citato da: Homer su Aprile 19, 2004, 17:06:07 pm
beh...non è che con la GT 3.2 cascheresti poi così male, IMHO :P


Non lo so, non è che mi convinca del tutto. E poi Emi mi fa una ramanzina tremenda :-X


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: vatanen su Aprile 19, 2004, 19:38:08 pm
Citato da: HansMuller su Aprile 19, 2004, 15:30:25 pm
Giuseppe Turani ha scritto un bel articolo su repubblica intitolato:

"Il sistema Italia si è rotto la piccola impresa non va più"

Vi consiglio vivamente di leggerlo. C'è anche un riferimento importante che riguarda la FIAT.
il link è il seguente:
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2004/04/19/lintervista/007kapello.html

L?INTERVISTA/ NINO LO BIANCO/ UN PAESE AVANZATO, SPIEGA UNO DEI GURU DELLA CONSULENZA AZIENDALE, NON PU&OGRAVE; FARE A MENO DELLA GRANDE IMPRESA E DELLA SUA CAPACIT&AGRAVE; DI INNOVARE: "PER DI PI&UGRAVE;, DA NOI NEANCHE LA PMI FUNZIONA"

"Il sistema Italia si è rotto la piccola impresa non va più"

GIUSEPPE TURANI

«Che l'Italia sia un paese incagliato dal punto di vista produttivo, delle imprese, è cosa ormai evidente a tutti. D'altra parte, basta gettare un'occhiata su qualsiasi classifica internazionale e si vede che, in qualche caso, occupiamo posizioni addirittura imbarazzanti». Nino Lo Bianco è presidente di Bip (Business Integration Partners), una società che fa parte del gruppo Engineering di Roma e che è stata costituita grazie all'uscita dalla Deloitte Consulting (di cui era il numero uno) di un'ottantina di superconsulenti.
Lo Bianco, che era stato anche il fondatore della Telos (una delle prime società di consulenza italiane) negli anni Settanta, è un personaggio che da più di trent'anni gira fra le imprese italiane, che ormai conosce benissimo. «E' una strana crisi, questa dell'Italia di oggi. Si tira a non parlarne tanto, si va avanti come se tutto fosse a posto, ma le cose non stanno affatto così. La grande impresa, da un certo punto di vista, è il cuore di questa crisi. Continua a licenziare gente, a ridurre le proprie dimensioni. E questo, forse, in una certa misura potrebbe anche essere fisiologico. Ma certo diventa preoccupante nel contesto generale».
E quale sarebbe questo contesto?
«Purtroppo è molto semplice da descrivere. Sono almeno dieci anni (se non di più) che in questo paese non nasce una grande azienda, sono più di dieci anni cioè che non ci sono novità, nuove iniziative, fatti importanti. Sono dieci anni che si va avanti, stancamente, con quello che c'era già e quello che c'era già, ovviamente, ha sempre l'aria un po' più stanca e in crisi. Insomma, non è una bella situazione. Con gli anni, poi, il tutto si è anche aggravato».
In che senso?
«Ma nel senso che via via siamo usciti da vari settori. E oggi la nostra presenza, parlo di grandi aziende, è veramente ridotta, siamo arrivati proprio all'osso».
Ci salvano le solite piccole e medie imprese, allora, almeno a quanto si legge in decine di saggi, di articoli, di dotti trattati sul modello Italia...
«Anche qui sarei un po' più cauto. I distretti industriali, su cui negli anni passati l'Italia ha costruito tanta parte del suo successo industriale, o stanno morendo o stanno diventando altro rispetto a quello che erano prima. Di sicuro non sono più elementi propulsivi nella società italiana».
Restano le 200300 buone aziende medie di cui parlava De Rita. Forse si può ripartire da quelle.
«Credo che non ci sia quasi altra strada. Anche perché abbiamo ormai così poche cose che non vedo da dove potremmo partire se non da questo gruppo di medie aziende buone. Ma anche in questo caso bisogna fare delle precisazioni e bisogna spiegare alcune cose».
E cioè?
«Molte di queste buone aziende medie sono leader di nicchia o hanno importanti quote nel loro specifico e ristretto settore. Sono aziende che, in qualche caso, più in là non vanno. Sono lì, fanno bene il loro mestiere, ma in un certo senso sono arrivate. A questo aggiunga una cosa, se vuole, ancora più grave».
Di che cosa si tratta?
«Queste aziende sono in molti casi assolutamente meravigliose, hanno fatto un sacco di cose, e vanno benissimo. Ma, se andiamo a guardarle da vicino, spesso ci accorgiamo che sono a tecnologia bassa. O, peggio ancora, di quasi nessun contenuto tecnologico, avanzato. Qualche volta si reggono quasi esclusivamente su un bel design e poco altro. E' evidente che, se vogliamo ragionare in termini di sistema e di medio periodo, siamo di fronte a strutture fragili. Strutture che in più di un caso non hanno i numeri per stare a lungo, e bene, sul mercato».
E quindi che cosa si può fare?
«Intanto bisognerebbe aiutare quelle che ci sono, e che sono valide, a crescere. Ma, soprattutto, bisognerebbe trovare il modo, con leggi opportune e con progetti messi in campo appositamente, di far crescere altre buone medie imprese. E, questa volta, bisognerebbe cercare di farle nascere in settori che abbiano rilevanti contenuti tecnologici e di innovazione. Insomma, qualche pentola in meno e qualche chip in più».
Possiamo tornare per un attimo ancora sulla crisi della grande impresa?
«Ma certamente».
Perché è così in crisi? Non è un fenomeno che riguarda tutto il mondo. Sembra che abbia colpito solo noi.
«Vede, la grande impresa italiana, con il passare degli anni, ha perso le sue connotazioni tradizionali senza assumerne di nuove, importanti. In parole semplici: quando ha cercato di rinnovarsi, ha copiato, un po' burocraticamente, certi modelli organizzativi americani e è diventata lenta, senza fantasia, senza grandi progetti. E infatti i grandi imprenditori di una volta non ci sono quasi più. Se si escludono pochissime eccezioni, da Pistorio a Del Vecchio della Luxottica. Per il resto c'è una grande impresa semimanageriale (perché spesso i padroni ci sono, e sono ben presenti), molto burocratica, piena di comitati, di memorandum, ma, ripeto, con poche idee».
In questa situazione che cosa si può fare?
"L'elenco delle cose da fare sarebbe lunghissimo, a partire dalla scuola. Ma possiamo limitarci a indicarne alcune, tanto per aggiungere materiali al dibattito in corso sull'Italia incagliata. La prima cosa che ai miei occhi di consulente risulta evidente è che in questo momento l'Italia si trova dentro una sfida importante, ma, forse, non lo sa».
Di che sfida si tratta?
«Quella della Fiat. Nel senso che questo paese non può assolutamente permettersi di perdere la Fiat. Si tratta veramente dell'ultima grande impresa industriale che abbiamo, e non possiamo perderla. La Fiat, cioè, va salvata. Direi quasi a qualsiasi costo. Perdere la Fiat, infatti, vorrebbe dire uscire dall'auto, ma anche certificare che abbiamo divorziato dalla grande impresa. Che quello è un mondo che non ci appartiene più, che siamo diventati, ufficialmente, un paese di medie imprese (con quelle caratteristiche che ho segnalato prima) e di artigiani. Mi sembra che il progetto di questo paese, negli anni della ricostruzione, non fosse esattamente questo. Insomma, perdere la Fiat sarebbe un colpo definitivo alla nostra immagine, ma anche alle nostre ambizioni, alla nostra idea di paese. E quindi bisogna fare tutto quello che si può per tenerla in piedi e per rilanciarla».
E qui il suo messaggio è chiarissimo. Fiat a parte, che cosa si può fare d'altro?
«Le voglio segnalare un caso che è emblematico, e anche importante. Lei sa che nuovi paesi, quelli dell'Est, stanno entrando in Europa. Sono paesi che hanno bisogno di molte cose, che hanno una gran voglia di vivere, anche se quasi sempre non hanno strutture "capitalistiche" moderne (dalle scuole al management alle tecnologie). Non ci vuole molto a capire che per un paese come l'Italia questo significa che in questi anni si sta aprendo una finestra di opportunità molto importante. In questa area potremmo giocare un ruolo decisivo. Potremmo fare tantissime cose».
E allora?
«E allora non stiamo facendo invece assolutamente niente».
Non è un po' eccessivo? Ci sarà pure qualche azienda che sta aprendo filiali da quelle parti.
«Non mi riferisco a questo. Dico che dovremmo avere, come paese, tutto insieme, un progetto per fare delle cose in queste aree, per segnalarci come loro possibili partner nel decollo economico (cosa che a suo tempo in Italia abbiamo fatto abbastanza bene). Dovremmo riuscire a muovere tutto insieme: la politica, le banche, le imprese, le università, la ricerca (quel poco che abbiamo). Ma, invece, non stiamo facendo proprio niente del genere. In termini ancora più chiari, stiamo buttando via, sprecando, una grande occasione. E il problema è che questa finestra di opportunità non rimarrà aperta in eterno. Si tratta di pochi anni. E quindi, se si vuole cogliere l'opportunità, bisogna intervenire subito. Del resto è così che va tutto il paese».
Non è un po' troppo pessimista?
«No. L'Italia è un paese che dovrebbe decidere, giunti a questo punto, che cosa fare da grande. Ma non lo sta facendo, tira avanti alla giornata. Ogni tanto si fanno i conti e si constata che le grandi aziende sono sempre meno, sem<\n>pre più piccole e che il resto un po' arranca. Ma nessuno prende decisioni».
E che cosa potremmo fare?
«Decidere, ad esempio, di tornare a puntare sull'auto, di puntare sul settore spaziale e sulle telecomunicazioni. Non è vero che qui tutti gli spazi sono già occupati. C'è ancora molto lavoro da fare. Ma occorre uno sforzo coordinato, lucido, tempestivo. Esattamente, però, quello che mi sembra non siamo più in grado di fare».


a mio avviso creare grandi aziende ora è impossibile ovunque!!dal nulla i soldi per creare una fiat nessuno li avrebbe,e anche se fosse un marchio nuovo non potrebbe competere con chi già c'è...i nomi nuovi non funzionano,la gente non si fida.è per questo che spesso le ditte rivangano antichi nomi del passato.....io vedo l'economia molto dal basso,ma non capisco tutte queste menate sull'italia e la sua competitività con l'estero,quando non riusciamo a vendere a noi stessi!!!noi italiani siamo i primi a snobbare i nostri prodotti.....prima impariamo a vendere a noi stessi,poi penseremo agli altri!!!come possiamo pensare di ingrandirci se un operaio è disposto a pagare rate da 400 euro per una golf,quando magari potrebbe permettersi una stilo a molto meno!!!altra cosa riguardante l'economia italiana,è che non ci sono soldi alla base!!!in italia mettiamo che gli operai sono circa 40 milioni....bene,saranno questi a comprare le cose di normale consumo,saranno questi a comprare le cose di basso costo,la maggior parte degli acquisti vien da loro,da noi,da me!!ma se io non ho i soldi per comprarmi nulla,come possono sperare di vendermelo quelli delle aziende???come possono chiedere a un operaio di tirar fuori 16.000 euro per una punto 1.9 mjtd.......non avrei soldi per l'affitto(per me gli affitti sono il primo problema da sistemare,quelli del catasto e della regione ci mangiano dentro come pochi),neanche i soldi per andare in pizzeria e i grandi imprenditori sperano di vendere a noi tutta la loro robaccia???per me dare soldi a chi deve comprare è la cosa più furba che si possa fare,il primo a farlo fu henry ford.....secondo voi ha visto giusto??? ::)
inoltre aprire una attività ora è da pazzi.mai mi sognerei di indebitarmi per 40 anni con le banche(altra cosa da sistemare)e rischiare di tutto,sopratutto in un momento difficile come questo per gli artigiani!!!dove come sempre le grandi aziende in crisi,non danno lavoro alle piccole,che sono a mio avviso anche troppe!
riguardo la fiat che dire,fa delle auto di merda,come può sperare di venderle??o sono brutte o le vendono solo a km zero!!a cosa serve mettere a listino prezzi scoraggianti,per poi svendere le auto una volta in conce??chi prende le decisioni fa delle gran cazzate,con quello che abbiamo a disposizione potremmo risollevarci....certo che finchè con i soldi difficilmente messi via si creano le orribili a mio avviso,ma non solo direi:
punto restyling,lybra,thesis,panda(fortuna che la regalano),stilo,multipla,nuova ypsilon(le donne han dei gusti... ??? ),barchetta,idea,palio,alfa gt(costasse meno....)156 e 166 restyling(io a parma quasi non ne vedo).........per me siam messi male per colpa di pochi!!!la fiat è gestita malissimo!!!tutto è opinione però,quindi potete benissimo dire che ho scritto un mucchio di cazzate... :-[


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: THE KAISER su Aprile 19, 2004, 21:14:42 pm
Citato da: vatanen su Aprile 19, 2004, 19:38:08 pm
potete benissimo dire che ho scritto un mucchio di cazzate... :-[

hai scritto un mucchio di cazzate :P

scherzi a parte...riguardo il discorso del potere d'acquisto,concettualmente non hai torto.Però bisogna vedere da dove deriva il problema...
Quello che dici tu andrebbe bene se le imprese prosperassero e i lavoratori morissero di fare,mentre qui è tutto il sistema in crisi.I lavoratori faticano ad arrivare a fine mese (giusto x citare l'altro post ),e le imprese sono ugualmente in crisi.Penalizzarle ulteriormente aumentando ancor di + il gia pesante costo del lavoroavrebbe effetti catastrofici.Qui dalle mie parti negli ultimi anni le imprese manifatturiere stanno chiudendo una dopo l'altra,e anche a livello nazionale la situazione non è delle + rosee.
Ci vuole un pò di ossigeno a livello generale x rilanciare l'economia.Quando l'economia "cresce",migliora il tenore di vita generale,
La strada ordinaria x rilanciare l'economia, secondo quanto insegna la macroeconomia,è il diminuire le imposte,abbassare i tassi di interesse e svalutare la moneta x rendere competitivi i prodotti locali.
Riguardo le imposte,mi pare che il governo abbia in programma una riduzione con la prossima finanziaria...speriamo.(E non cominciamo con la storia che verranno ridotte x i redditi + alti,xchè il sistema delle deduzioni individua una "no tax area"x i redditi + bassi,andando a scalare(diminuendo le deduzioni) man mano che aumenta il reddito.Non è che tutti quelli che rientreranno nella fascia dell'aliquota del 23% pagheranno quella % di imposta!Questa è demagogia ,colpi bassi di autorevoli esponenti della sinistra che puntano sulla scarsa competenza della popolazione media.
RIguardo i tassi di interesse,speriamo che quel benedetto trichet si decida a tagliarli...
Il cambio è in mano alla banca centrale europea.Ma se il predecessore di trichet avesse tagliato i tassi a sufficienza quando l'hanno fatto gli usa,l'euro non varrebbe il 20% in + del $


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 20, 2004, 08:47:02 am
Citato da: THE KAISER su Aprile 19, 2004, 21:14:42 pm
hai scritto un mucchio di cazzate :P

scherzi a parte...riguardo il discorso del potere d'acquisto,concettualmente non hai torto.Però bisogna vedere da dove deriva il problema...
Quello che dici tu andrebbe bene se le imprese prosperassero e i lavoratori morissero di fare,mentre qui è tutto il sistema in crisi.I lavoratori faticano ad arrivare a fine mese (giusto x citare l'altro post ),e le imprese sono ugualmente in crisi.Penalizzarle ulteriormente aumentando ancor di + il gia pesante costo del lavoroavrebbe effetti catastrofici.Qui dalle mie parti negli ultimi anni le imprese manifatturiere stanno chiudendo una dopo l'altra,e anche a livello nazionale la situazione non è delle + rosee.
Ci vuole un pò di ossigeno a livello generale x rilanciare l'economia.Quando l'economia "cresce",migliora il tenore di vita generale,
La strada ordinaria x rilanciare l'economia, secondo quanto insegna la macroeconomia,è il diminuire le imposte,abbassare i tassi di interesse e svalutare la moneta x rendere competitivi i prodotti locali.
Riguardo le imposte,mi pare che il governo abbia in programma una riduzione con la prossima finanziaria...speriamo.(E non cominciamo con la storia che verranno ridotte x i redditi + alti,xchè il sistema delle deduzioni individua una "no tax area"x i redditi + bassi,andando a scalare(diminuendo le deduzioni) man mano che aumenta il reddito.Non è che tutti quelli che rientreranno nella fascia dell'aliquota del 23% pagheranno quella % di imposta!Questa è demagogia ,colpi bassi di autorevoli esponenti della sinistra che puntano sulla scarsa competenza della popolazione media.
RIguardo i tassi di interesse,speriamo che quel benedetto trichet si decida a tagliarli...
Il cambio è in mano alla banca centrale europea.Ma se il predecessore di trichet avesse tagliato i tassi a sufficienza quando l'hanno fatto gli usa,l'euro non varrebbe il 20% in + del $


Non sono d'accordo sui tassi. Sono già a livelli bassissimi, mai nella storia recente sono stati così bassi e abbassarli ulteriormente rischia di bloccare tutto ancora di più, come è successo in Giappone. E tieni presente che chi ha qualche centinaio di migliaia o pochi milioni di EUR quando i tassi erano alti spendeva parte degli interessi, anche se l'inflazione gli mangiava il capitale, adesso che un milione di EUR a breve ti rende 20000 EUR tutti stanno abbottonati e non spendono. In Italia, paese in cui la gente risparmia e compra poco a rate, è un effetto notevole sui consumi.


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: THE KAISER su Aprile 20, 2004, 08:51:38 am
Citato da: Claudio53 su Aprile 20, 2004, 08:47:02 am
Non sono d'accordo sui tassi. Sono già a livelli bassissimi, mai nella storia recente sono stati così bassi e abbassarli ulteriormente rischia di bloccare tutto ancora di più, come è successo in Giappone. E tieni presente che chi ha qualche centinaio di migliaia o pochi milioni di EUR quando i tassi erano alti spendeva parte degli interessi, anche se l'inflazione gli mangiava il capitale, adesso che un milione di EUR a breve ti rende 20000 EUR tutti stanno abbottonati e non spendono. In Italia, paese in cui la gente risparmia e compra poco a rate, è un effetto notevole sui consumi.

in America i tassi sono molto + bassi,e li l'economia è ripartita (persino troppo forte).La bce è stata molto + abbottonata,e l'effetto è stato la stagnazione della nostra economia e la scarsa competitività dei nostri prodottii causata dall'apprezzamento dell'euro(fenomeno che non dimentichiamo è collegato ai tassi)


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: Claudio53 su Aprile 20, 2004, 08:55:26 am
Citato da: THE KAISER su Aprile 20, 2004, 08:51:38 am
in America i tassi sono molto + bassi,e li l'economia è ripartita (persino troppo forte).La bce è stata molto + abbottonata,e l'effetto è stato la stagnazione della nostra economia e la scarsa competitività dei nostri prodottii causata dall'apprezzamento dell'euro(fenomeno che non dimentichiamo è collegato ai tassi)


E il Giappone? Lì i tassi sono più bassi che in USA. No, i problemi dell'Europa non sono i tassi, già bassissimi. Pensa all'Italia, la Fiat che non chiude Termini Imerese, all'Alitalia in cui i sindacati pretendono quello che nessuna compagnia aerea in tutto il mondo è riuscita a fare, cioè una drastica ristrutturazione, o in Europa all'inefficienza dell'agricoltura che ci costa cifre enormi, no secondo me i tassi non c'entrano nulla.


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: vatanen su Aprile 20, 2004, 20:13:43 pm
Citato da: THE KAISER su Aprile 19, 2004, 21:14:42 pm
hai scritto un mucchio di cazzate :P

scherzi a parte...riguardo il discorso del potere d'acquisto,concettualmente non hai torto.Però bisogna vedere da dove deriva il problema...
Quello che dici tu andrebbe bene se le imprese prosperassero e i lavoratori morissero di fare,mentre qui è tutto il sistema in crisi.I lavoratori faticano ad arrivare a fine mese (giusto x citare l'altro post ),e le imprese sono ugualmente in crisi.Penalizzarle ulteriormente aumentando ancor di + il gia pesante costo del lavoroavrebbe effetti catastrofici.Qui dalle mie parti negli ultimi anni le imprese manifatturiere stanno chiudendo una dopo l'altra,e anche a livello nazionale la situazione non è delle + rosee.
Ci vuole un pò di ossigeno a livello generale x rilanciare l'economia.Quando l'economia "cresce",migliora il tenore di vita generale,
La strada ordinaria x rilanciare l'economia, secondo quanto insegna la macroeconomia,è il diminuire le imposte,abbassare i tassi di interesse e svalutare la moneta x rendere competitivi i prodotti locali.
Riguardo le imposte,mi pare che il governo abbia in programma una riduzione con la prossima finanziaria...speriamo.(E non cominciamo con la storia che verranno ridotte x i redditi + alti,xchè il sistema delle deduzioni individua una "no tax area"x i redditi + bassi,andando a scalare(diminuendo le deduzioni) man mano che aumenta il reddito.Non è che tutti quelli che rientreranno nella fascia dell'aliquota del 23% pagheranno quella % di imposta!Questa è demagogia ,colpi bassi di autorevoli esponenti della sinistra che puntano sulla scarsa competenza della popolazione media.
RIguardo i tassi di interesse,speriamo che quel benedetto trichet si decida a tagliarli...
Il cambio è in mano alla banca centrale europea.Ma se il predecessore di trichet avesse tagliato i tassi a sufficienza quando l'hanno fatto gli usa,l'euro non varrebbe il 20% in + del $


per il taglio delle tasse vedremo,sarei proprio curioso di vedere coi miei circa 20.000 euro all'anno quanto l'aliquota venga diminuita....le tasse son la prima cosa da diminuire in effetti.a guardar parma sembra che il comune non abbia mai avuto tanti soldi....stanno ricostruendo una città praticamente,e hanno in mente di fare pure la metromoplitana quei pazzi....io direi che una qualche tassa comunale in meno....e magari un taglio ai costi benzina possa essere d'aiuto...


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: monnezza su Aprile 20, 2004, 20:55:16 pm
Citato da: vatanen su Aprile 20, 2004, 20:13:43 pm
per il taglio delle tasse vedremo,sarei proprio curioso di vedere coi miei circa 20.000 euro all'anno quanto l'aliquota venga diminuita....le tasse son la prima cosa da diminuire in effetti.a guardar parma sembra che il comune non abbia mai avuto tanti soldi....stanno ricostruendo una città praticamente,e hanno in mente di fare pure la metromoplitana quei pazzi....io direi che una qualche tassa comunale in meno....e magari un taglio ai costi benzina possa essere d'aiuto...

Ma dai Vata che Ubaldi si fa dare i soldi europei....


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: THE KAISER su Aprile 20, 2004, 21:59:26 pm
Citato da: Claudio53 su Aprile 20, 2004, 08:55:26 am
E il Giappone? Lì i tassi sono più bassi che in USA. No, i problemi dell'Europa non sono i tassi, già bassissimi. Pensa all'Italia, la Fiat che non chiude Termini Imerese, all'Alitalia in cui i sindacati pretendono quello che nessuna compagnia aerea in tutto il mondo è riuscita a fare, cioè una drastica ristrutturazione, o in Europa all'inefficienza dell'agricoltura che ci costa cifre enormi, no secondo me i tassi non c'entrano nulla.

in genere una crisi è dovuta ad una concomitanza di cause...
ho gia espresso il mio disappunto disappunto riguardo l'eccessivo potere dei sindacati in Italia,che sono una delle palle al piede + pesanti x la nostra economia,(e non si accorgono che il loro comportamento danneggia i lavoratori dipendenti "loro protetti" in primis...ma a loro piace fare sensazionalismo,sfilate,baraonde in piazza...)


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: sloteel su Aprile 20, 2004, 22:31:10 pm
Mah ragazzi...io sono stato per un breve periodo negli stati uniti e lì avevano una ricetta molto semplice: spostare dipendenti da un'azienda ad un altra a seconda delle congiunzioni di mercato, così chi doveva tirare il fiato licenziava, chi doveva ingrandirsi assumeva. Chi rimaneva a piedi era gente che voleva rimanerci.
Qui in Italia il lavoratore vuole parcheggiare il didietro e poi restarci a costo di trascinare tutti con lui. Ecco perchè le aziende che hanno raggiunto posizioni abbastanza stabili preferiscono cullarsi sugli allori e non rischiare oltre rischiando un'immobilità che soffochi tutto. Ormai o franchising o morte...
Questo si sente soprattutto nel settore informatico, dove servono conoscenze sempre più approfondite che caricano i bilanci aziendali di onorari che nel medio periodo rappresentano una pura perdita.
Purtroppo non si può quasi più dare la colpa al governo...ormai fa tutto la BCE.


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: THE KAISER su Aprile 20, 2004, 22:35:46 pm
Citato da: sloteel su Aprile 20, 2004, 22:31:10 pm
Mah ragazzi...io sono stato per un breve periodo negli stati uniti e lì avevano una ricetta molto semplice: spostare dipendenti da un'azienda ad un altra a seconda delle congiunzioni di mercato, così chi doveva tirare il fiato licenziava, chi doveva ingrandirsi assumeva. Chi rimaneva a piedi era gente che voleva rimanerci.
Qui in Italia il lavoratore vuole parcheggiare il didietro e poi restarci a costo di trascinare tutti con lui. Ecco perchè le aziende che hanno raggiunto posizioni abbastanza stabili preferiscono cullarsi sugli allori e non rischiare oltre rischiando un'immobilità che soffochi tutto. Ormai o franchising o morte...

quotissimo!


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: lothar su Aprile 20, 2004, 23:02:54 pm
Potrei risponderti con un sacco di argomenti (da sindacalista), ma basta dirti che i sindacati hanno perso, in questi anni, molto del potere che avevano negli anni 70. Ora al sindacato non si iscrive più nessuno (ho già più volte denunciato il problema nei vari direttivi a cui ho partecipato), perchè le assunzioni a tempo indeterminato sono sempre di meno. Aumentano i lavoratori atipici, interinali, Co.co.co. e contratti a termine di vario tipo: nessuno rischia di essere licenziato perchè ha la tessera sindacale, e nessun imprenditore assumerebbe un dipendente con tessera (credimi, non lo fanno anche per non avere grane), a torto o a ragione.
Il problema italiano non è causato solo dai sindacati, solo dagli imprenditori, solo dallo Stato, solo dalle Banche o solo dal Mercato. Tutti hanno la loro responsabilità: i sindacati perchè hanno cercato di difendere l'indifendibile, perdendo di credibilità; gli imprenditori perchè non investono risorse in Italia, preferendo i paesi dell'Est o del Terzo Mondo (non solo la Fiat); lo Stato (anche le amministrazioni locali) che non crea infrastrutture e "terreno fertile" per l'industria e l'imprenditoria; le banche che di fatto godono di una protezione da Repubblica delle Banane, riuscendo a favorire fenomeni come Cirio e Parmalat (e chissà chi altro), non "sponsorizzando" nuove iniziative bloccando chi vuole seriamente iniziare un'attività; il mercato, che di fatto ha subito una contrazione, me che è anche minato dalle produzioni di altri paesi (Cina e India in prima fila) con costi bassissimi, grazie alla mano d'opera a costi più bassi (esempio televisivo per i Vetri di Murano: a parità di produzione e ormai anche di qualità, un operaio costa 13 ? l'ora a Murano, 0,50 ? l'ora per un cinese), mancanza assoluta di leggi sull'ambiente, condizioni di lavoro e di sicurezza degli impianti, impiego di minori per la produzione (anche in Italia, in Toscana per esempio, famiglie di cinesi lavorano in capannoni per 12/14 ore al giorno, bambini compresi).
Io purtroppo non ho la soluzione, ma qualche suggerimento potrei darlo. Per esempio il divieto di importazione in Europa di qualsiasi prodotto fatto da bambini, in fabbriche fatiscenti e insicure, con processi produttivi inquinanti (noi non inquiniamo anche per la Cina, loro inquinano anche per noi), con condizioni di lavoro ed economiche non adeguate ad un minimo "umano" da stabilire. Dotandosi di ispettori che controllino a campione, con multe salatissime e bloccando per sempre gli importatori fuorilegge.
Naturalmente è una soluzione fantascentifica, perchè andrebbe a minare anche i rapporti tra gli Stati, con azioni vendicative, ma possiamo farlo solo adesso che ancora possiamo; tra qualche anno la Cina, l'India, altri paesi in via di sviluppo che stanno diventando forti ogni giorno che passa, ci distruggeranno, saranno i padroni del mercato mondiale, sia per le materie prime, sia per i prodotti finiti, sia per la tecnologia (vedi Corea del Sud, Taiwan, la stessa Cina).

Mi risulta che la Cina stia acquistando sui mercati mondiali ingenti quantità di ferro e acciaio, anche ad un prezzo superiore a quello di mercato, qualcuno ha dei dati più precisi?


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: vatanen su Aprile 21, 2004, 05:57:41 am
Citato da: sloteel su Aprile 20, 2004, 22:31:10 pm
Mah ragazzi...io sono stato per un breve periodo negli stati uniti e lì avevano una ricetta molto semplice: spostare dipendenti da un'azienda ad un altra a seconda delle congiunzioni di mercato, così chi doveva tirare il fiato licenziava, chi doveva ingrandirsi assumeva. Chi rimaneva a piedi era gente che voleva rimanerci.
Qui in Italia il lavoratore vuole parcheggiare il didietro e poi restarci a costo di trascinare tutti con lui. Ecco perchè le aziende che hanno raggiunto posizioni abbastanza stabili preferiscono cullarsi sugli allori e non rischiare oltre rischiando un'immobilità che soffochi tutto. Ormai o franchising o morte...
Questo si sente soprattutto nel settore informatico, dove servono conoscenze sempre più approfondite che caricano i bilanci aziendali di onorari che nel medio periodo rappresentano una pura perdita.
Purtroppo non si può quasi più dare la colpa al governo...ormai fa tutto la BCE.


per me gli americani e il loro precariato possono restare oltre l'oceano!!!non li invidio,sonodei finti ricchi indebitati sino alla pensione....che restino dove sono!!!io non ho voglia di muovermi insieme al lavoro,nessuno deve dirmi vai qui o la,sono un operaio mica un ricercatore!!voglio semplicemente la mia casina,le mie macchinine e le mie motine e dei marmocchi che girano per casa,non mi sembra che questo sia chiedere tanto...quoto in pieno il discorso di lothar però,i soldi ci sono ma per interessi vari e politiche del cazzo,li prendono da noi perchè non possiamo fare favori a nessuno....come ho già scritto,senza sindacati e scioperi saremmo tutti agli anni 60 ....


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: baranzo su Aprile 21, 2004, 10:28:02 am
Citato da: lothar su Aprile 20, 2004, 23:02:54 pm
Mi risulta che la Cina stia acquistando sui mercati mondiali ingenti quantità di ferro e acciaio, anche ad un prezzo superiore a quello di mercato, qualcuno ha dei dati più precisi?


solo un dato: negli ultimi 10 anni la cina ha moltiplicato per 5 la sua domanda di acciaio inox mentre la sua capacità produttiva cresce al ritmo del 30% annuo. e non usano nemmeno posate in acciao inox...


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: monnezza su Aprile 21, 2004, 10:50:45 am
Citato da: baranzo su Aprile 21, 2004, 10:28:02 am
solo un dato: negli ultimi 10 anni la cina ha moltiplicato per 5 la sua domanda di acciaio inox mentre la sua capacità produttiva cresce al ritmo del 30% annuo. e non usano nemmeno posate in acciao inox...


Sarà per quello che il prezzo del acciaio è moltiplicato...


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: sloteel su Aprile 21, 2004, 15:43:10 pm
Anch'io preferirei avere un lavoro da 2.000 euro netti al mese e 20 ore a settimana, ma poi non lamentiamoci che le aziende abbiano i bilanci in rosso.
Purtoppo chiedere questo è chiedere l'impossibile oggi, in un mercato che cambia congiuntura economica ogni pochi anni.
Forse lothar potrà dire di più in proposito, ma mi sembra che in Italia la classe operaia sia la più potente d'europa... ormai fra scioperi e manifestazioni nei trasporti e nella sanità siamo in stato d'assedio.


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: vatanen su Aprile 21, 2004, 15:57:18 pm
Citato da: sloteel su Aprile 21, 2004, 15:43:10 pm
Anch'io preferirei avere un lavoro da 2.000 euro netti al mese e 20 ore a settimana, ma poi non lamentiamoci che le aziende abbiano i bilanci in rosso.
Purtoppo chiedere questo è chiedere l'impossibile oggi, in un mercato che cambia congiuntura economica ogni pochi anni.
Forse lothar potrà dire di più in proposito, ma mi sembra che in Italia la classe operaia sia la più potente d'europa... ormai fra scioperi e manifestazioni nei trasporti e nella sanità siamo in stato d'assedio.


a confronto dei francesi siamo tutti berlusconiani....i tedeschi ne hanno meno bisogno perchè stan meglio di noi....operai tedeschi mi han detto che prendono mediamente il 20% in più!


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: HansMuller su Aprile 21, 2004, 16:42:59 pm
Citato da: vatanen su Aprile 21, 2004, 15:57:18 pm
a confronto dei francesi siamo tutti berlusconiani....i tedeschi ne hanno meno bisogno perchè stan meglio di noi....operai tedeschi mi han detto che prendono mediamente il 20% in più!

Gli operai prendono si mediamente un 20-30% in piu' che in Italia, ma non dimenticate che pochi tedeschi hanno la tredicesima e praticamente nessuno il TFR


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 21, 2004, 16:46:04 pm
Citato da: vatanen su Aprile 21, 2004, 15:57:18 pm
a confronto dei francesi siamo tutti berlusconiani....i tedeschi ne hanno meno bisogno perchè stan meglio di noi....operai tedeschi mi han detto che prendono mediamente il 20% in più!


Solo???io ero rimasto al 77% netto in più....... :-\ :-\ :-\

cmq ciò che stritola le aziende son le tasse....è assurdo che per dare 100 all'operaio il DL ne debba aggiungere 103 in tasse :-X :-X :-X

è che il freedom tax day (si dice così?) in Italia cada a fine giugno...senza considerare le tasse indirette :-\ :-\ :-\ :-\


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: lou su Aprile 21, 2004, 17:18:17 pm
Sogli stipendi eventualmente più alti in Germania o altrove bisognerebbe confrontarli al costo della vita. Se guadagno il 20% in più e magari la vita costa il 30% + cara, il maggior salario è solo teorico ed in realtà guadagno meno.
Per esempio io qui in Belgio guadagnavo di + che se fossi rimasto in Italia, ma molte cose le qui costano di più; per esempio gli abiti, il vitto (se vuoi buona roba italiana), eccetera. Non ho mai fatto raffronti precisi ma in media costa sicuramente di più vivere qui che in Italia.


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: lothar su Aprile 21, 2004, 17:53:00 pm
Posso fare solo piccoli esempi, quindi parziali del problema.
Qui nella provincia di Latina, un tempo florida, con tassi di occupaione elevatissimi, assistiamo ad un aumento della disoccupazione impressionante. Le industrie principali, ad oggi, sono del comparto chimico, in particolare farmaceutico (Bristol Meyers, Pfizer, Jahnsen, Recordati, ecc.) con altre fabbriche importanti a livello mondiale (Marconi- elettronica, AvioInteriors- accessori per Aerei, ecc.), con industrie casearie (Pettinicchio, Francia) e altre produzioni (vetro, idrosanitari, alimentari, Plasmon, Palmolive e altre ancora).
Il problema comune, per le aziende chimiche, sono le produzioni cinesi ed indiane: grazie ai bassi costi di produzione hanno ammazzato il mercato internazionale dei prodotti italiani ed europei. Un piccolo esempio raccontatomi da un altro sindacalista: una industria chimica della zona, molto importante, produceva un prodotto di base ad un prezzo X allineato a quelli del mercato, con profitto per l'azienda, tranquillità dei dipendenti, con un buon indotto per tutta la zona. Sul mercato, si presenta una nuova azienda, cinese, che offre lo stesso prodotto ad un prezzo dimezzato. Ad un conseguente crollo del prezzo, l'azienda italiana si vede costretta a sospendere la produzione del proprio prodotto, e inizia ad acquistarlo dalla società cinese, "depurarlo" (in pratica travasa il prodotto nelle proprie confezioni) e rivenderlo alle fabbriche farmaceutiche con il proprio marchio, ad un prezzo inferiore di quello prodotto in loco. Fino a quando qualcuno, analizzando il prodotto, vede che è esattamente lo stesso dei cinesi. A questo punto, anche quel minimo guadagno che si riusciva a spuntare, viene meno. La linea viene definitivamente smantellata, con gli operai del reparto assorbiti da altre linee, anche con una certa sofferenza sia dell'azienda sia del personale. Purtroppo sul mercato si affacciano anche altri prodotti chimici cinesi ed indiani, che piano piano stanno mettendo in crisi le altre linee. Quando il mercato sarà invaso da tutta una serie di prodotti a basso costo, questa e altre aziende saranno costrette a chiudere. Questo malgrado l'impegno della dirigenza e del personale, che già oggi ha dovuto ridimensionare le proprie aspettative per il futuro ed il presente.
Cosa diversa è successa ad una nota fabbrica di pneumatici, che dopo anni di produione in Italia, ha deciso di chiudere il proprio stabilimento dopo aver preso tutti gli incentivi dallo Stato Italiano, dopo aver fatto finta di trattare per continuare la produzione. Il risultato? Hanno lasciato un sito pieno di amianto, centinaia di lavoratori altamente professionali senza un lavoro, con denunce per malattie professionali (forse per l'amianto, forse per il tipo di lavorazione, molti ex dipendenti hanno un tumore, qualcuno purtroppo già passato a miglior vita): per questo comportamento, io non monterò mai gomme di quella marca, e con me centinaia di persone qui in zona fanno lo stesso. Anche le industrie che non hanno mai avuto problemi, incominciano a scricchiolare, con lavoratori in mobilità e in cassa integrazione.
Ora, come sindacalista (ma sono solo un revisore dei conti provinciale), sono molto preoccupato. Il nostro Segretario Provinciale sta facendo di tutto per cercare di non far chiudere le industrie della nostra ona, ma è una battaglia contro i mulini a vento, perchè la causa di questa sofferenza non è solo di dirigenti egoisti o di operai non produttivi, ma è anche a causa delle autorità locali e statali, che forse non si rendono conto abbastanza della gravità della situazione. Il mercato libero inteso in questo modo non è sostenibile da nessuna società europea, nemmeno dalla Germania e dalla Francia, che pure sono più forti di noi. E' un mercato senza regole, fatto per gli speculatori, dagli appoggi politici, dalle multinazionali che non hanno problemi ad aprire una fabbrica in paesi sottosviluppati e chiudere interi siti industriali in Europa, perchè i proprietari delle industrie europee sono gli stessi delle industrie cinesi o indiani.
Mettetevi nei loro panni: ma se io dovessi costruire una fabbrica, la farei in Italia, o in Moldavia? In Italia: leggi sull'ambiente, infrastrutture complicate e onerose da realizzare, costo della mano d'opera superiore, sindacati, ENERGIA ELETTRICA PIU' CARA DI TUTTA EUROPA, complicazioni con gli enti locali, tasse; in Moldavia: leggi ambientali praticamente inesistenti, possibilità di creare delle infrastrutture senza troppe complicazioni e a costi inferiori, mano d'opera abbondante a basso costo, sena difese sindacali, energia elettrica prodotta sul posto ad un costo inferiore, politici e amministratori facilmente XXXXXXXXXX (con tutto il rispetto), tasse non soffocanti. Io verrei in Italia solo per le vacanze, purtroppo.
E' un discorso che devo continuare, ora vado a prendere mia figlia, ci sentiamo dopo.


Titolo: Re:La Fiat secondo TURANI
Post di: diabolik82 su Aprile 21, 2004, 18:04:14 pm
Citato da: lou su Aprile 21, 2004, 17:18:17 pm
Sogli stipendi eventualmente più alti in Germania o altrove bisognerebbe confrontarli al costo della vita. Se guadagno il 20% in più e magari la vita costa il 30% + cara, il maggior salario è solo teorico ed in realtà guadagno meno.
Per esempio io qui in Belgio guadagnavo di + che se fossi rimasto in Italia, ma molte cose le qui costano di più; per esempio gli abiti, il vitto (se vuoi buona roba italiana), eccetera. Non ho mai fatto raffronti precisi ma in media costa sicuramente di più vivere qui che in Italia.


Hai ragione....ma non credo che vivere in Lussemburgo come in Germania costi il 50%-60%-70% in più che in Italia.....

e tra l'altro noi abbiamo il ben triste primato dei prezzi più alti in europa per prodotti di prima necessità (2 su tutti...farmaci e benzina)


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