La scommessa di Demel
Il nuovo amministratore Fiat Auto: «Guadagneremo con le vetture piccole»
In salita in Europa Demel non si sbilancia sul futuro. Deve fare i conti con i ritardi dei modelli sulla fascia media, la più importante in Europa
FRANCESCO PATERNO'
INVIATO A GINEVRA
Si presenta bene Herbert Demel, il nuovo amministratore delegato austriaco di Fiat Auto. Ha chiesto cento giorni prima di parlare in pubblico, evita annunci napoleonici. Primo straniero alla guida dell'auto torinese, Demel descrive un gruppo «in risalita» senza sbilanciarsi troppo: gli obiettivi di rilancio dell'auto italiana cui sta lavorando insieme al presidente del gruppo Umberto Agnelli e all'amministratore delegato Giuseppe Morchio «non sono una scommessa» ma «risultati alla nostra portata». Il leit motiv della sua conferenza stampa - in cui parla in inglese passando poi all'italiano misto a portoghese, convincendo perfino la stampa straniera a fare domande nella nostra lingua - è la cautela estrema: parole misurate sui progetti, niente previsioni, soprattutto nessuna cifra sugli investimenti. I numeri, del resto, dicono che la Fiat sta ancora in grossi guai. Se è vero che nel 2003 i debiti del gruppo sono passati dai 4.263 milioni di euro ai 1.948, quelli dell'auto sono stati pari a 979 milioni, con l'ultimo trimestre giudicato positivo per la tendenza al rialzo delle vendite ma pur sempre con una perdita pari a 97 milioni di euro. Le vendite nello stesso anno sono scese dell'8,8% e ora gli obiettivi per l'auto, dice Demel, sono un break even operativo per il 2005 e un break even netto soltanto per il 2006. Due anni a partire da oggi in cui Fiat, Alfa Romeo e Lancia lanceranno sul mercato altri 14 modelli - alcuni completamente nuovi, altri riutilizzati, altri con motorizzazioni inedite - con l'obiettivo globale di portarsi appresso miglioramenti in fatto di qualità, di abbassamento dei costi e di redditività.
Demel presenta quel che chiama l'«asse strategico» per Fiat nei prossimi anni, il mercato europeo occidentale, perché oggi «la Fiat dipende troppo dal mercato italiano». Ma come crescere in un mercato che nel 2003 è calato dell'1,2% e nel 2004 sarà stabile, o ancora in discesa? Demel sta già ristrutturando la rete di vendita, cambiando organizzazioni del lavoro e uomini come in Francia e in Germania, dove ha piazzato manager provenienti dal gruppo Volkswagen, cioè strappati alla sua ultima casa madre automobilistica prima di passare per il gigante della componentistica Magna Steyr e poi approdati a Torino. Il problema vero di Demel è che in Europa per crescere servono macchine più grandi, di segmento medio e medio alto, cioè quella fascia in cui il gruppo torinese è più debole. Nel 2003, la Fiat Stilo - presentata come l'anti Volkswagen Golf - è stata venduta in 180 mila unità, meno della metà di quanto previsto al lancio. Più in alto, la Fiat non ha nulla, mentre la Lancia ha la Lybra ormai invecchiata e l'Alfa si difende bene con 147 e 156, prodotti però non giovanissimi. La missione di Demel è dunque a rischio, perché l'altra faccia della medaglia è che la nuova Fiat Punto - modello di grandi volumi - non sarà pronta prima del secondo semestre del 2005. Ciò significa che nei segmenti di maggiori vendite e redditività, l'auto torinese non combatterà ad armi pari per il prossimo anno e mezzo, o comunque ci sarà con modelli o di nicchia o invecchiati rispetto alla concorrenza. Demel coglie l'argomento per dare pure una stoccata al suo ex datore di lavoro alla Volkswagen, Ferdinand Piech, quando gli si chiede come farà a raggiungere i suoi obiettivi con la Panda o la Lancia Y. «Dimostreremo al signor Piech che si può guadagnare con le auto piccole», risponde da austriaco a austriaco.
Demel quasi sorvola sul difficile rapporto con la General Motors, partner che non vuole ricapitalizzare l'accordo del 2000 voluto dall'Avvocato e anzi vuole slegarsi dall'abbraccio con gli italiani. L'amministratore delegato spiega che l'intesa industriale va avanti e bene e fa capire che del resto se ne devono occupare Agnelli e Morchio, che proprio qui a Ginevra si vedranno dietro le quinte con gli americani. Demel ci tiene però a sottolineare una cosa, «l'indipendenza della Fiat, un valore per il futuro». Tradotto, si potrebbe dire che all'orizzonte non ci sono cessioni dell'auto torinese, né a Gm né ad altri (ma la vuole qualcuno?).
Demel preferisce puntare a nuove alleanze industriali con l'intenzione di ridurre costi e investimenti, sull'esempio di quanto è stato fatto con i francesi di Peugeot-Citroen, con Gm e con Suzuki per vetture a trazione integrale. Con Gm, annuncia, è stato appena raggiunto l'accordo per utilizzare un loro pianale per una futura Fiat di classe medio-alta. Anche perché i pianali trovati in casa, conclude Demel, sono troppi e andranno ridotti, dagli attuali 15 a meno di 10.
fonte
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/03-Marzo-2004/art60.html« Ultima modifica: Marzo 10, 2004, 15:16:38 pm da Com.Winchester »