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Minaccia di essere uno degli
scandali maggiori nella storia della Repubblica federale di
Germania quello che vede coinvolta sullo sfondo la casa automobilistica
Volkswagen. Partita da una denuncia di corruzione presentata dal Gruppo di Wolfsburg nei confronti dell'ex direttore del Personale della
Skoda, Helmuth Schuster, l'inchiesta portata avanti dal Tribunale di Braunschweig potrebbe far cadere sotto di sé personalità di primo piano dell'intero sistema politico ed economico tedesco.
La prima
possibile vittima dell'inchiesta è Klaus Volkert,
sindacalista tra i più potenti di Germania,
che proprio oggi sarà sostituito da Bernd Osterloh alla Presidenza del Consiglio di fabbrica dell'azienda di Wolfsburg, dopo aver annunciato ieri le proprie dimissioni dall'organo di rappresentanza dei lavoratori. Un turnover previsto da tempo e che sarebbe dettato, secondo i vertici sindacali, dall'età avanzata di Volkert.
In realtà, sul sindacalista pesa - secondo indiscrezioni riportate dalla stampa tedesca -
il terribile sospetto di complicità con Schuster, già costretto ad abbandonare l'azienda il 15 di giugno (ufficialmente di "propria volontà") e denunciato tre giorni dopo dalla stessa Volkswagen al Tribunale di Braunschweig con accuse pesantissime:
il manager avrebbe non solo preso delle tangenti dai potenziali fornitori della casa automobilistica, ma addirittura richiesto pagamenti in denaro per la produzione di auto VW in India e gestito in proprio, tramite compiacenti imprenditori locali,
l'importazione in India e in Angola delle autovetture con i marchi del Gruppo. Per ora non sono emerse cifre, ma secondo le prime stime si tratterebbe di decine di milioni di euro.Al momento, una commissione interna della società starebbe analizzando i legami intercorsi tra Schuster e Volkert: i due vanterebbero una partecipazione in un'impresa che si è candidata per una commessa della Skoda a Praga, sulla quale i vertici del Gruppo tedesco vogliono vederci più chiaro.
Certo una correità di Volkert metterebbe in gravi crisi non solo la Volkswagen, ma la stessa struttura delle relazioni industriali in Germania. Entrato nel Gruppo nel 1969, Volkert non ha seguito una classica carriera sindacale: da uomo di fiducia della IG Metall (1970) entra nel Consiglio di fabbrica nel 1978 e dopo dodici anni ne diventa il Presidente. Negli ultimi quindici anni è il protagonista indiscusso dei più importanti accordi stipulati tra la Volkswagen e i lavoratori: dall'introduzione della settimana lavorativa di 4 giorni, al patto "5000 x 5000" per l'inserimento al lavoro di 5000 disoccupati di lungo periodo a un salario inferiore a quello medio della VW, fino a un recente contratto che assicura i posti di lavoro negli stabilimenti occidentali fino al 2011. Un percorso che gli ha fatto meritare solo tre anni fa una laurea ad honorem in Scienze sociali dall'Università di Braunschweig, ma che lo ha reso anche un personaggio controverso, a cui i lavoratori hanno cominciato a rimproverare una troppo stretta vicinanza con il top management VW.
Siamo quindi di fronte a semplici illazioni sul suo conto? Per ora, l'unico elemento certo - secondo quanto ha dichiarato Klaus Ziehe, un magistrato di Braunschweig - è che la Volkswagen ha denunciato insieme a Schuster una seconda persona, il cui nome però è top secret.
E a difesa di Volkert è intervenuto Juergen Peters in persona, segretario generale del potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi, la IG Metall, e collega di Volkert nel Consiglio di sorveglianza della Volkswagen, il quale ha smentito nel modo più assoluto che le dimissioni dalla Presidenza del Consiglio di fabbrica siano da collegarsi allo scandalo delle tangenti.
Proprio Peters dovrebbe essere chiamato come testimone dai magistrati di Braunschweig. Ma il caso potrebbe coinvolgere a diverso titolo personalità di primo piano della politica e dell'economia tedesca. Lo stesso cancelliere Gerhard Schroeder potrebbe essere chiamato come "persona informata dei fatti", in qualità di ex Presidente del Land della Bassa Sassonia, il maggiore azionista del gruppo automobilistico. E una prossima vittima eccellente dell'inchiesta potrebbe essere Peter Hartz: il direttore del Personale del Gruppo, chiamato negli anni del governo rosso-verde a ridisegnare il mercato del lavoro e il welfare tedesco, sarebbe prossimo alle dimissioni, visto che Schuster era un suo uomo di stretta fiducia.
Insomma, siamo solo all'inizio, ma la vicenda emerge in tutta la sua gravità. E il timore che si sta diffondendo in Germania è che siano molto più di due le persone coinvolte. Un'altra tegola pesantissima che cade sul Paese già nei fatti in campagna elettorale.
« Ultima modifica: Luglio 01, 2005, 13:21:50 pm da &re@ »