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mauring
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Loggato
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vatanen |
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Aprile 19, 2004, 19:38:08 pm |
Utente standard, V12, 21350 posts |
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Giuseppe Turani ha scritto un bel articolo su repubblica intitolato: "Il sistema Italia si è rotto la piccola impresa non va più"Vi consiglio vivamente di leggerlo. C'è anche un riferimento importante che riguarda la FIAT. il link è il seguente: http://www.repubblica.it/supplementi/af/2004/04/19/lintervista/007kapello.htmlL?INTERVISTA/ NINO LO BIANCO/ UN PAESE AVANZATO, SPIEGA UNO DEI GURU DELLA CONSULENZA AZIENDALE, NON PU&OGRAVE; FARE A MENO DELLA GRANDE IMPRESA E DELLA SUA CAPACIT&AGRAVE; DI INNOVARE: "PER DI PI&UGRAVE;, DA NOI NEANCHE LA PMI FUNZIONA" "Il sistema Italia si è rotto la piccola impresa non va più" GIUSEPPE TURANI «Che l'Italia sia un paese incagliato dal punto di vista produttivo, delle imprese, è cosa ormai evidente a tutti. D'altra parte, basta gettare un'occhiata su qualsiasi classifica internazionale e si vede che, in qualche caso, occupiamo posizioni addirittura imbarazzanti». Nino Lo Bianco è presidente di Bip (Business Integration Partners), una società che fa parte del gruppo Engineering di Roma e che è stata costituita grazie all'uscita dalla Deloitte Consulting (di cui era il numero uno) di un'ottantina di superconsulenti. Lo Bianco, che era stato anche il fondatore della Telos (una delle prime società di consulenza italiane) negli anni Settanta, è un personaggio che da più di trent'anni gira fra le imprese italiane, che ormai conosce benissimo. «E' una strana crisi, questa dell'Italia di oggi. Si tira a non parlarne tanto, si va avanti come se tutto fosse a posto, ma le cose non stanno affatto così. La grande impresa, da un certo punto di vista, è il cuore di questa crisi. Continua a licenziare gente, a ridurre le proprie dimensioni. E questo, forse, in una certa misura potrebbe anche essere fisiologico. Ma certo diventa preoccupante nel contesto generale». E quale sarebbe questo contesto? «Purtroppo è molto semplice da descrivere. Sono almeno dieci anni (se non di più) che in questo paese non nasce una grande azienda, sono più di dieci anni cioè che non ci sono novità, nuove iniziative, fatti importanti. Sono dieci anni che si va avanti, stancamente, con quello che c'era già e quello che c'era già, ovviamente, ha sempre l'aria un po' più stanca e in crisi. Insomma, non è una bella situazione. Con gli anni, poi, il tutto si è anche aggravato». In che senso? «Ma nel senso che via via siamo usciti da vari settori. E oggi la nostra presenza, parlo di grandi aziende, è veramente ridotta, siamo arrivati proprio all'osso». Ci salvano le solite piccole e medie imprese, allora, almeno a quanto si legge in decine di saggi, di articoli, di dotti trattati sul modello Italia... «Anche qui sarei un po' più cauto. I distretti industriali, su cui negli anni passati l'Italia ha costruito tanta parte del suo successo industriale, o stanno morendo o stanno diventando altro rispetto a quello che erano prima. Di sicuro non sono più elementi propulsivi nella società italiana». Restano le 200300 buone aziende medie di cui parlava De Rita. Forse si può ripartire da quelle. «Credo che non ci sia quasi altra strada. Anche perché abbiamo ormai così poche cose che non vedo da dove potremmo partire se non da questo gruppo di medie aziende buone. Ma anche in questo caso bisogna fare delle precisazioni e bisogna spiegare alcune cose». E cioè? «Molte di queste buone aziende medie sono leader di nicchia o hanno importanti quote nel loro specifico e ristretto settore. Sono aziende che, in qualche caso, più in là non vanno. Sono lì, fanno bene il loro mestiere, ma in un certo senso sono arrivate. A questo aggiunga una cosa, se vuole, ancora più grave». Di che cosa si tratta?«Queste aziende sono in molti casi assolutamente meravigliose, hanno fatto un sacco di cose, e vanno benissimo. Ma, se andiamo a guardarle da vicino, spesso ci accorgiamo che sono a tecnologia bassa. O, peggio ancora, di quasi nessun contenuto tecnologico, avanzato. Qualche volta si reggono quasi esclusivamente su un bel design e poco altro. E' evidente che, se vogliamo ragionare in termini di sistema e di medio periodo, siamo di fronte a strutture fragili. Strutture che in più di un caso non hanno i numeri per stare a lungo, e bene, sul mercato». E quindi che cosa si può fare?«Intanto bisognerebbe aiutare quelle che ci sono, e che sono valide, a crescere. Ma, soprattutto, bisognerebbe trovare il modo, con leggi opportune e con progetti messi in campo appositamente, di far crescere altre buone medie imprese. E, questa volta, bisognerebbe cercare di farle nascere in settori che abbiano rilevanti contenuti tecnologici e di innovazione. Insomma, qualche pentola in meno e qualche chip in più». Possiamo tornare per un attimo ancora sulla crisi della grande impresa?«Ma certamente». Perché è così in crisi? Non è un fenomeno che riguarda tutto il mondo. Sembra che abbia colpito solo noi. «Vede, la grande impresa italiana, con il passare degli anni, ha perso le sue connotazioni tradizionali senza assumerne di nuove, importanti. In parole semplici: quando ha cercato di rinnovarsi, ha copiato, un po' burocraticamente, certi modelli organizzativi americani e è diventata lenta, senza fantasia, senza grandi progetti. E infatti i grandi imprenditori di una volta non ci sono quasi più. Se si escludono pochissime eccezioni, da Pistorio a Del Vecchio della Luxottica. Per il resto c'è una grande impresa semimanageriale (perché spesso i padroni ci sono, e sono ben presenti), molto burocratica, piena di comitati, di memorandum, ma, ripeto, con poche idee». In questa situazione che cosa si può fare?"L'elenco delle cose da fare sarebbe lunghissimo, a partire dalla scuola. Ma possiamo limitarci a indicarne alcune, tanto per aggiungere materiali al dibattito in corso sull'Italia incagliata. La prima cosa che ai miei occhi di consulente risulta evidente è che in questo momento l'Italia si trova dentro una sfida importante, ma, forse, non lo sa». Di che sfida si tratta?«Quella della Fiat. Nel senso che questo paese non può assolutamente permettersi di perdere la Fiat. Si tratta veramente dell'ultima grande impresa industriale che abbiamo, e non possiamo perderla. La Fiat, cioè, va salvata. Direi quasi a qualsiasi costo. Perdere la Fiat, infatti, vorrebbe dire uscire dall'auto, ma anche certificare che abbiamo divorziato dalla grande impresa. Che quello è un mondo che non ci appartiene più, che siamo diventati, ufficialmente, un paese di medie imprese (con quelle caratteristiche che ho segnalato prima) e di artigiani. Mi sembra che il progetto di questo paese, negli anni della ricostruzione, non fosse esattamente questo. Insomma, perdere la Fiat sarebbe un colpo definitivo alla nostra immagine, ma anche alle nostre ambizioni, alla nostra idea di paese. E quindi bisogna fare tutto quello che si può per tenerla in piedi e per rilanciarla». E qui il suo messaggio è chiarissimo. Fiat a parte, che cosa si può fare d'altro? «Le voglio segnalare un caso che è emblematico, e anche importante. Lei sa che nuovi paesi, quelli dell'Est, stanno entrando in Europa. Sono paesi che hanno bisogno di molte cose, che hanno una gran voglia di vivere, anche se quasi sempre non hanno strutture "capitalistiche" moderne (dalle scuole al management alle tecnologie). Non ci vuole molto a capire che per un paese come l'Italia questo significa che in questi anni si sta aprendo una finestra di opportunità molto importante. In questa area potremmo giocare un ruolo decisivo. Potremmo fare tantissime cose». E allora? «E allora non stiamo facendo invece assolutamente niente». Non è un po' eccessivo? Ci sarà pure qualche azienda che sta aprendo filiali da quelle parti. «Non mi riferisco a questo. Dico che dovremmo avere, come paese, tutto insieme, un progetto per fare delle cose in queste aree, per segnalarci come loro possibili partner nel decollo economico (cosa che a suo tempo in Italia abbiamo fatto abbastanza bene). Dovremmo riuscire a muovere tutto insieme: la politica, le banche, le imprese, le università, la ricerca (quel poco che abbiamo). Ma, invece, non stiamo facendo proprio niente del genere. In termini ancora più chiari, stiamo buttando via, sprecando, una grande occasione. E il problema è che questa finestra di opportunità non rimarrà aperta in eterno. Si tratta di pochi anni. E quindi, se si vuole cogliere l'opportunità, bisogna intervenire subito. Del resto è così che va tutto il paese». Non è un po' troppo pessimista? «No. L'Italia è un paese che dovrebbe decidere, giunti a questo punto, che cosa fare da grande. Ma non lo sta facendo, tira avanti alla giornata. Ogni tanto si fanno i conti e si constata che le grandi aziende sono sempre meno, sem<\n>pre più piccole e che il resto un po' arranca. Ma nessuno prende decisioni». E che cosa potremmo fare? «Decidere, ad esempio, di tornare a puntare sull'auto, di puntare sul settore spaziale e sulle telecomunicazioni. Non è vero che qui tutti gli spazi sono già occupati. C'è ancora molto lavoro da fare. Ma occorre uno sforzo coordinato, lucido, tempestivo. Esattamente, però, quello che mi sembra non siamo più in grado di fare». a mio avviso creare grandi aziende ora è impossibile ovunque!!dal nulla i soldi per creare una fiat nessuno li avrebbe,e anche se fosse un marchio nuovo non potrebbe competere con chi già c'è...i nomi nuovi non funzionano,la gente non si fida.è per questo che spesso le ditte rivangano antichi nomi del passato.....io vedo l'economia molto dal basso,ma non capisco tutte queste menate sull'italia e la sua competitività con l'estero,quando non riusciamo a vendere a noi stessi!!!noi italiani siamo i primi a snobbare i nostri prodotti.....prima impariamo a vendere a noi stessi,poi penseremo agli altri!!!come possiamo pensare di ingrandirci se un operaio è disposto a pagare rate da 400 euro per una golf,quando magari potrebbe permettersi una stilo a molto meno!!!altra cosa riguardante l'economia italiana,è che non ci sono soldi alla base!!!in italia mettiamo che gli operai sono circa 40 milioni....bene,saranno questi a comprare le cose di normale consumo,saranno questi a comprare le cose di basso costo,la maggior parte degli acquisti vien da loro,da noi,da me!!ma se io non ho i soldi per comprarmi nulla,come possono sperare di vendermelo quelli delle aziende???come possono chiedere a un operaio di tirar fuori 16.000 euro per una punto 1.9 mjtd.......non avrei soldi per l'affitto(per me gli affitti sono il primo problema da sistemare,quelli del catasto e della regione ci mangiano dentro come pochi),neanche i soldi per andare in pizzeria e i grandi imprenditori sperano di vendere a noi tutta la loro robaccia???per me dare soldi a chi deve comprare è la cosa più furba che si possa fare,il primo a farlo fu henry ford.....secondo voi ha visto giusto??? inoltre aprire una attività ora è da pazzi.mai mi sognerei di indebitarmi per 40 anni con le banche(altra cosa da sistemare)e rischiare di tutto,sopratutto in un momento difficile come questo per gli artigiani!!!dove come sempre le grandi aziende in crisi,non danno lavoro alle piccole,che sono a mio avviso anche troppe! riguardo la fiat che dire,fa delle auto di merda,come può sperare di venderle??o sono brutte o le vendono solo a km zero!!a cosa serve mettere a listino prezzi scoraggianti,per poi svendere le auto una volta in conce??chi prende le decisioni fa delle gran cazzate,con quello che abbiamo a disposizione potremmo risollevarci....certo che finchè con i soldi difficilmente messi via si creano le orribili a mio avviso,ma non solo direi: punto restyling,lybra,thesis,panda(fortuna che la regalano),stilo,multipla,nuova ypsilon(le donne han dei gusti... ),barchetta,idea,palio,alfa gt(costasse meno....)156 e 166 restyling(io a parma quasi non ne vedo).........per me siam messi male per colpa di pochi!!!la fiat è gestita malissimo!!!tutto è opinione però,quindi potete benissimo dire che ho scritto un mucchio di cazzate...
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Mi piace l'odore di miscela la mattina...cit.
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THE KAISER |
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Aprile 19, 2004, 21:14:42 pm |
Staff, V12, 37777 posts |
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potete benissimo dire che ho scritto un mucchio di cazzate... hai scritto un mucchio di cazzate scherzi a parte...riguardo il discorso del potere d'acquisto,concettualmente non hai torto.Però bisogna vedere da dove deriva il problema... Quello che dici tu andrebbe bene se le imprese prosperassero e i lavoratori morissero di fare,mentre qui è tutto il sistema in crisi.I lavoratori faticano ad arrivare a fine mese (giusto x citare l'altro post ),e le imprese sono ugualmente in crisi.Penalizzarle ulteriormente aumentando ancor di + il gia pesante costo del lavoroavrebbe effetti catastrofici.Qui dalle mie parti negli ultimi anni le imprese manifatturiere stanno chiudendo una dopo l'altra,e anche a livello nazionale la situazione non è delle + rosee. Ci vuole un pò di ossigeno a livello generale x rilanciare l'economia.Quando l'economia "cresce",migliora il tenore di vita generale, La strada ordinaria x rilanciare l'economia, secondo quanto insegna la macroeconomia,è il diminuire le imposte,abbassare i tassi di interesse e svalutare la moneta x rendere competitivi i prodotti locali. Riguardo le imposte,mi pare che il governo abbia in programma una riduzione con la prossima finanziaria...speriamo.(E non cominciamo con la storia che verranno ridotte x i redditi + alti,xchè il sistema delle deduzioni individua una "no tax area"x i redditi + bassi,andando a scalare(diminuendo le deduzioni) man mano che aumenta il reddito.Non è che tutti quelli che rientreranno nella fascia dell'aliquota del 23% pagheranno quella % di imposta!Questa è demagogia ,colpi bassi di autorevoli esponenti della sinistra che puntano sulla scarsa competenza della popolazione media. RIguardo i tassi di interesse,speriamo che quel benedetto trichet si decida a tagliarli... Il cambio è in mano alla banca centrale europea.Ma se il predecessore di trichet avesse tagliato i tassi a sufficienza quando l'hanno fatto gli usa,l'euro non varrebbe il 20% in + del $
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Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa.
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Claudio53 |
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Aprile 20, 2004, 08:47:02 am |
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hai scritto un mucchio di cazzate scherzi a parte...riguardo il discorso del potere d'acquisto,concettualmente non hai torto.Però bisogna vedere da dove deriva il problema... Quello che dici tu andrebbe bene se le imprese prosperassero e i lavoratori morissero di fare,mentre qui è tutto il sistema in crisi.I lavoratori faticano ad arrivare a fine mese (giusto x citare l'altro post ),e le imprese sono ugualmente in crisi.Penalizzarle ulteriormente aumentando ancor di + il gia pesante costo del lavoroavrebbe effetti catastrofici.Qui dalle mie parti negli ultimi anni le imprese manifatturiere stanno chiudendo una dopo l'altra,e anche a livello nazionale la situazione non è delle + rosee. Ci vuole un pò di ossigeno a livello generale x rilanciare l'economia.Quando l'economia "cresce",migliora il tenore di vita generale, La strada ordinaria x rilanciare l'economia, secondo quanto insegna la macroeconomia,è il diminuire le imposte,abbassare i tassi di interesse e svalutare la moneta x rendere competitivi i prodotti locali. Riguardo le imposte,mi pare che il governo abbia in programma una riduzione con la prossima finanziaria...speriamo.(E non cominciamo con la storia che verranno ridotte x i redditi + alti,xchè il sistema delle deduzioni individua una "no tax area"x i redditi + bassi,andando a scalare(diminuendo le deduzioni) man mano che aumenta il reddito.Non è che tutti quelli che rientreranno nella fascia dell'aliquota del 23% pagheranno quella % di imposta!Questa è demagogia ,colpi bassi di autorevoli esponenti della sinistra che puntano sulla scarsa competenza della popolazione media. RIguardo i tassi di interesse,speriamo che quel benedetto trichet si decida a tagliarli... Il cambio è in mano alla banca centrale europea.Ma se il predecessore di trichet avesse tagliato i tassi a sufficienza quando l'hanno fatto gli usa,l'euro non varrebbe il 20% in + del $ Non sono d'accordo sui tassi. Sono già a livelli bassissimi, mai nella storia recente sono stati così bassi e abbassarli ulteriormente rischia di bloccare tutto ancora di più, come è successo in Giappone. E tieni presente che chi ha qualche centinaio di migliaia o pochi milioni di EUR quando i tassi erano alti spendeva parte degli interessi, anche se l'inflazione gli mangiava il capitale, adesso che un milione di EUR a breve ti rende 20000 EUR tutti stanno abbottonati e non spendono. In Italia, paese in cui la gente risparmia e compra poco a rate, è un effetto notevole sui consumi. « Ultima modifica: Aprile 20, 2004, 08:47:39 am da Claudio53 »
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Loggato
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THE KAISER |
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Aprile 20, 2004, 08:51:38 am |
Staff, V12, 37777 posts |
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Non sono d'accordo sui tassi. Sono già a livelli bassissimi, mai nella storia recente sono stati così bassi e abbassarli ulteriormente rischia di bloccare tutto ancora di più, come è successo in Giappone. E tieni presente che chi ha qualche centinaio di migliaia o pochi milioni di EUR quando i tassi erano alti spendeva parte degli interessi, anche se l'inflazione gli mangiava il capitale, adesso che un milione di EUR a breve ti rende 20000 EUR tutti stanno abbottonati e non spendono. In Italia, paese in cui la gente risparmia e compra poco a rate, è un effetto notevole sui consumi.
in America i tassi sono molto + bassi,e li l'economia è ripartita (persino troppo forte).La bce è stata molto + abbottonata,e l'effetto è stato la stagnazione della nostra economia e la scarsa competitività dei nostri prodottii causata dall'apprezzamento dell'euro(fenomeno che non dimentichiamo è collegato ai tassi)
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Claudio53 |
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Aprile 20, 2004, 08:55:26 am |
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in America i tassi sono molto + bassi,e li l'economia è ripartita (persino troppo forte).La bce è stata molto + abbottonata,e l'effetto è stato la stagnazione della nostra economia e la scarsa competitività dei nostri prodottii causata dall'apprezzamento dell'euro(fenomeno che non dimentichiamo è collegato ai tassi)
E il Giappone? Lì i tassi sono più bassi che in USA. No, i problemi dell'Europa non sono i tassi, già bassissimi. Pensa all'Italia, la Fiat che non chiude Termini Imerese, all'Alitalia in cui i sindacati pretendono quello che nessuna compagnia aerea in tutto il mondo è riuscita a fare, cioè una drastica ristrutturazione, o in Europa all'inefficienza dell'agricoltura che ci costa cifre enormi, no secondo me i tassi non c'entrano nulla.
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Loggato
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vatanen |
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Aprile 20, 2004, 20:13:43 pm |
Utente standard, V12, 21350 posts |
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hai scritto un mucchio di cazzate scherzi a parte...riguardo il discorso del potere d'acquisto,concettualmente non hai torto.Però bisogna vedere da dove deriva il problema... Quello che dici tu andrebbe bene se le imprese prosperassero e i lavoratori morissero di fare,mentre qui è tutto il sistema in crisi.I lavoratori faticano ad arrivare a fine mese (giusto x citare l'altro post ),e le imprese sono ugualmente in crisi.Penalizzarle ulteriormente aumentando ancor di + il gia pesante costo del lavoroavrebbe effetti catastrofici.Qui dalle mie parti negli ultimi anni le imprese manifatturiere stanno chiudendo una dopo l'altra,e anche a livello nazionale la situazione non è delle + rosee. Ci vuole un pò di ossigeno a livello generale x rilanciare l'economia.Quando l'economia "cresce",migliora il tenore di vita generale, La strada ordinaria x rilanciare l'economia, secondo quanto insegna la macroeconomia,è il diminuire le imposte,abbassare i tassi di interesse e svalutare la moneta x rendere competitivi i prodotti locali. Riguardo le imposte,mi pare che il governo abbia in programma una riduzione con la prossima finanziaria...speriamo.(E non cominciamo con la storia che verranno ridotte x i redditi + alti,xchè il sistema delle deduzioni individua una "no tax area"x i redditi + bassi,andando a scalare(diminuendo le deduzioni) man mano che aumenta il reddito.Non è che tutti quelli che rientreranno nella fascia dell'aliquota del 23% pagheranno quella % di imposta!Questa è demagogia ,colpi bassi di autorevoli esponenti della sinistra che puntano sulla scarsa competenza della popolazione media. RIguardo i tassi di interesse,speriamo che quel benedetto trichet si decida a tagliarli... Il cambio è in mano alla banca centrale europea.Ma se il predecessore di trichet avesse tagliato i tassi a sufficienza quando l'hanno fatto gli usa,l'euro non varrebbe il 20% in + del $ per il taglio delle tasse vedremo,sarei proprio curioso di vedere coi miei circa 20.000 euro all'anno quanto l'aliquota venga diminuita....le tasse son la prima cosa da diminuire in effetti.a guardar parma sembra che il comune non abbia mai avuto tanti soldi....stanno ricostruendo una città praticamente,e hanno in mente di fare pure la metromoplitana quei pazzi....io direi che una qualche tassa comunale in meno....e magari un taglio ai costi benzina possa essere d'aiuto...
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Mi piace l'odore di miscela la mattina...cit.
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monnezza |
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Aprile 20, 2004, 20:55:16 pm |
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per il taglio delle tasse vedremo,sarei proprio curioso di vedere coi miei circa 20.000 euro all'anno quanto l'aliquota venga diminuita....le tasse son la prima cosa da diminuire in effetti.a guardar parma sembra che il comune non abbia mai avuto tanti soldi....stanno ricostruendo una città praticamente,e hanno in mente di fare pure la metromoplitana quei pazzi....io direi che una qualche tassa comunale in meno....e magari un taglio ai costi benzina possa essere d'aiuto...
Ma dai Vata che Ubaldi si fa dare i soldi europei....
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Loggato
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THE KAISER |
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Aprile 20, 2004, 21:59:26 pm |
Staff, V12, 37777 posts |
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E il Giappone? Lì i tassi sono più bassi che in USA. No, i problemi dell'Europa non sono i tassi, già bassissimi. Pensa all'Italia, la Fiat che non chiude Termini Imerese, all'Alitalia in cui i sindacati pretendono quello che nessuna compagnia aerea in tutto il mondo è riuscita a fare, cioè una drastica ristrutturazione, o in Europa all'inefficienza dell'agricoltura che ci costa cifre enormi, no secondo me i tassi non c'entrano nulla.
in genere una crisi è dovuta ad una concomitanza di cause... ho gia espresso il mio disappunto disappunto riguardo l'eccessivo potere dei sindacati in Italia,che sono una delle palle al piede + pesanti x la nostra economia,(e non si accorgono che il loro comportamento danneggia i lavoratori dipendenti "loro protetti" in primis...ma a loro piace fare sensazionalismo,sfilate,baraonde in piazza...)
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Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa.
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sloteel |
... da 100 a 0? |
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Aprile 20, 2004, 22:31:10 pm |
Utente standard, V12, 900 posts |
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Mah ragazzi...io sono stato per un breve periodo negli stati uniti e lì avevano una ricetta molto semplice: spostare dipendenti da un'azienda ad un altra a seconda delle congiunzioni di mercato, così chi doveva tirare il fiato licenziava, chi doveva ingrandirsi assumeva. Chi rimaneva a piedi era gente che voleva rimanerci. Qui in Italia il lavoratore vuole parcheggiare il didietro e poi restarci a costo di trascinare tutti con lui. Ecco perchè le aziende che hanno raggiunto posizioni abbastanza stabili preferiscono cullarsi sugli allori e non rischiare oltre rischiando un'immobilità che soffochi tutto. Ormai o franchising o morte... Questo si sente soprattutto nel settore informatico, dove servono conoscenze sempre più approfondite che caricano i bilanci aziendali di onorari che nel medio periodo rappresentano una pura perdita. Purtroppo non si può quasi più dare la colpa al governo...ormai fa tutto la BCE.
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La mia auto beve? Non hai visto il proprietario!
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Loggato
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THE KAISER |
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Aprile 20, 2004, 22:35:46 pm |
Staff, V12, 37777 posts |
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Mah ragazzi...io sono stato per un breve periodo negli stati uniti e lì avevano una ricetta molto semplice: spostare dipendenti da un'azienda ad un altra a seconda delle congiunzioni di mercato, così chi doveva tirare il fiato licenziava, chi doveva ingrandirsi assumeva. Chi rimaneva a piedi era gente che voleva rimanerci. Qui in Italia il lavoratore vuole parcheggiare il didietro e poi restarci a costo di trascinare tutti con lui. Ecco perchè le aziende che hanno raggiunto posizioni abbastanza stabili preferiscono cullarsi sugli allori e non rischiare oltre rischiando un'immobilità che soffochi tutto. Ormai o franchising o morte...
quotissimo!
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Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa.
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lothar |
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Aprile 20, 2004, 23:02:54 pm |
Visitatore, , posts |
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Potrei risponderti con un sacco di argomenti (da sindacalista), ma basta dirti che i sindacati hanno perso, in questi anni, molto del potere che avevano negli anni 70. Ora al sindacato non si iscrive più nessuno (ho già più volte denunciato il problema nei vari direttivi a cui ho partecipato), perchè le assunzioni a tempo indeterminato sono sempre di meno. Aumentano i lavoratori atipici, interinali, Co.co.co. e contratti a termine di vario tipo: nessuno rischia di essere licenziato perchè ha la tessera sindacale, e nessun imprenditore assumerebbe un dipendente con tessera (credimi, non lo fanno anche per non avere grane), a torto o a ragione. Il problema italiano non è causato solo dai sindacati, solo dagli imprenditori, solo dallo Stato, solo dalle Banche o solo dal Mercato. Tutti hanno la loro responsabilità: i sindacati perchè hanno cercato di difendere l'indifendibile, perdendo di credibilità; gli imprenditori perchè non investono risorse in Italia, preferendo i paesi dell'Est o del Terzo Mondo (non solo la Fiat); lo Stato (anche le amministrazioni locali) che non crea infrastrutture e "terreno fertile" per l'industria e l'imprenditoria; le banche che di fatto godono di una protezione da Repubblica delle Banane, riuscendo a favorire fenomeni come Cirio e Parmalat (e chissà chi altro), non "sponsorizzando" nuove iniziative bloccando chi vuole seriamente iniziare un'attività; il mercato, che di fatto ha subito una contrazione, me che è anche minato dalle produzioni di altri paesi (Cina e India in prima fila) con costi bassissimi, grazie alla mano d'opera a costi più bassi (esempio televisivo per i Vetri di Murano: a parità di produzione e ormai anche di qualità, un operaio costa 13 ? l'ora a Murano, 0,50 ? l'ora per un cinese), mancanza assoluta di leggi sull'ambiente, condizioni di lavoro e di sicurezza degli impianti, impiego di minori per la produzione (anche in Italia, in Toscana per esempio, famiglie di cinesi lavorano in capannoni per 12/14 ore al giorno, bambini compresi). Io purtroppo non ho la soluzione, ma qualche suggerimento potrei darlo. Per esempio il divieto di importazione in Europa di qualsiasi prodotto fatto da bambini, in fabbriche fatiscenti e insicure, con processi produttivi inquinanti (noi non inquiniamo anche per la Cina, loro inquinano anche per noi), con condizioni di lavoro ed economiche non adeguate ad un minimo "umano" da stabilire. Dotandosi di ispettori che controllino a campione, con multe salatissime e bloccando per sempre gli importatori fuorilegge. Naturalmente è una soluzione fantascentifica, perchè andrebbe a minare anche i rapporti tra gli Stati, con azioni vendicative, ma possiamo farlo solo adesso che ancora possiamo; tra qualche anno la Cina, l'India, altri paesi in via di sviluppo che stanno diventando forti ogni giorno che passa, ci distruggeranno, saranno i padroni del mercato mondiale, sia per le materie prime, sia per i prodotti finiti, sia per la tecnologia (vedi Corea del Sud, Taiwan, la stessa Cina).
Mi risulta che la Cina stia acquistando sui mercati mondiali ingenti quantità di ferro e acciaio, anche ad un prezzo superiore a quello di mercato, qualcuno ha dei dati più precisi?
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Loggato
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vatanen |
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Aprile 21, 2004, 05:57:41 am |
Utente standard, V12, 21350 posts |
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Mah ragazzi...io sono stato per un breve periodo negli stati uniti e lì avevano una ricetta molto semplice: spostare dipendenti da un'azienda ad un altra a seconda delle congiunzioni di mercato, così chi doveva tirare il fiato licenziava, chi doveva ingrandirsi assumeva. Chi rimaneva a piedi era gente che voleva rimanerci. Qui in Italia il lavoratore vuole parcheggiare il didietro e poi restarci a costo di trascinare tutti con lui. Ecco perchè le aziende che hanno raggiunto posizioni abbastanza stabili preferiscono cullarsi sugli allori e non rischiare oltre rischiando un'immobilità che soffochi tutto. Ormai o franchising o morte... Questo si sente soprattutto nel settore informatico, dove servono conoscenze sempre più approfondite che caricano i bilanci aziendali di onorari che nel medio periodo rappresentano una pura perdita. Purtroppo non si può quasi più dare la colpa al governo...ormai fa tutto la BCE.
per me gli americani e il loro precariato possono restare oltre l'oceano!!!non li invidio,sonodei finti ricchi indebitati sino alla pensione....che restino dove sono!!!io non ho voglia di muovermi insieme al lavoro,nessuno deve dirmi vai qui o la,sono un operaio mica un ricercatore!!voglio semplicemente la mia casina,le mie macchinine e le mie motine e dei marmocchi che girano per casa,non mi sembra che questo sia chiedere tanto...quoto in pieno il discorso di lothar però,i soldi ci sono ma per interessi vari e politiche del cazzo,li prendono da noi perchè non possiamo fare favori a nessuno....come ho già scritto,senza sindacati e scioperi saremmo tutti agli anni 60 ....
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Mi piace l'odore di miscela la mattina...cit.
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baranzo |
Nothing's as it seems! |
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Aprile 21, 2004, 10:28:02 am |
Global Moderator, V12, 27239 posts |
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Mi risulta che la Cina stia acquistando sui mercati mondiali ingenti quantità di ferro e acciaio, anche ad un prezzo superiore a quello di mercato, qualcuno ha dei dati più precisi?
solo un dato: negli ultimi 10 anni la cina ha moltiplicato per 5 la sua domanda di acciaio inox mentre la sua capacità produttiva cresce al ritmo del 30% annuo. e non usano nemmeno posate in acciao inox...
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“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza.” (G. Orwell, 1984)
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