E' proprio vero che non esiste il "test perfetto" di un'auto.
La differenza la fa sempre chi in quell'auto monta e la guida.
O, in certi casi, può essere sempre che l'esemplare guidato da chi l'ha poi giudicato male foss "tarocco".
Almeno questa è l'opnione che mi sono fatto nelle ultime 24 ore.
Ammetto che ci ero rimasto male quando ho letto che "quell'auto", a detta di "quei giornalisti", andava peggio di quanto le aspettative facessero sperare.
Sterzo troppo pesante, pessimo feeling in frenata, assetto che si scompone al primo segno di discontinuità dell'asfalto.
Francamente non è che la cosa mi interessasse molto, perché - è proprio il caso di dirlo - la frittata era ormai fatta.
Per cui ieri ero sereno: ormai il mio passo l'avevo fatto da un pezzo, tanto valeva chiudere la partita.
Bene, sono contento di dire che io ho ricavato sensazioni completametne diverse.
Certo, non sto dicendo che "quelli lì" hanno sbagliato tutto, anzi. Ma dopo 24 ore credo che la cosa non sia poi così tragica, e, a sentire anche il mio "angelo custode", è probabile che la brutta impressione sia stata figlia di un esemplare dal pessimo setup.
Rivederla ieri è stato come la prima volta: bella, bella come nessun'altra, sicuramente la più bella del mondo.
E qui iniziano i primi... "punti di vista".
Mi spiego: per pura fatalità accanto a Lei c'era un esemplare della "sorella maggiore". Ma quest'ultima, sebbene sia leggermente più corta, sembrava davvero più grande, essendo più bombata e avendo le superfici vetrate molto più estese in altezza.
Però - vedendole insieme dal vivo - la sorella maggiore invecchia di colpo.
E' commovente, sapete? Sì, commovente. Puoi perdere ore intere girandoci intorno, e non smetterai di trovare nuovi spunti, nuove finezze, e - soprattutto - nuovi motivi per sentire un tufof al cuore.
Ma adesso basta: saliamoci e portiamocela via.
Ecco, la prima cosa che si nota è che quelle superfici vetrate di cui parlavo prima sono stramaledettamente piccole, sembra di stare nella torretta di un carro armato. Se si pensa che lo sbalzo anteriore supera il mezzo metro, la cosa si fa davvero tragica, almeno per i primi chilometri.
Dicevo: siamo dentro. Prima di chiudere la porta, mi soffermo a guararla: un'opera d'arte (come tutta l'auto, peraltro), con quel maniglione in aluminio incastonato nella pelle... aaahhh...
Però stento ancora a capire a cosa serva quella minima inclinazione che le portiere assumono a piena apertura: dubito che abbia un qualsivoglia aspetto pratico...
Beh, chiudiamola e partiamo. Infilata la chiave, sul display appare il motto della Casa, poi una scrittina frutto di un "omaggio" del mio angelo custode: "Ready to Engage"... cosa si può volere di più?!?
Però, prima di premere il "bottone del piacere", sarà il caso di tirare giù il finestrino, altrimenti mi perdo l'introduzione di questo bellissimo spettacolo...
Pigiamo il pulsante, e, finalmente "Lei" prende vita, con un ringhio soffocato che sembra prendere in mano il tuo cuore e stringerlo... Gesù... ne è valsa proprio la pena. Pulsantino "D" del cambio premuto, cauta pressione dell'acceleratore e via, si va.
Dato che devo fare manovra per uscire mi rendo conto che lo sterzo è sì duro, ma non è niente di tragico. Man mano che vado avanti mi accorgo che il feedback è sempre ottimale, così come lo è quello delle sospensioni nelle buche che disgraziatamente prenderò nel primo tragitto.
Altor discorso è il gruppo motor cambio: difficile distogliere l'attenzione dalla sinfonia che esce dagli scarichi, però dopo un pò ci si rende conto di quanto sia pieno questo propulsore, e di come il cambio (automatico a sei marce) pasi di rapporto senza il benché minimo contraccolpo. Bene, benissimo. Se agigungiamo poi che a vetri chiusi è sorprendentemente silenziosa direi che siamo messi bene. Il mio angelo custode mi ha raccomandato di non andare oltre i 5000rpm per i primi 1500km, ma ce n'è abbastanza per sentire il cambio di fasatura che trasforma l'aggraziato righio in un ululato che nulla ha di meccanico (iiiaaauuunnn) e ti fa avere l'ennesimo tuffo al cuore, con il rischio di arrivare a fine giornata con l'impellenza di una visita dal cardiologo... sopravviverò? Continuo a cercare di filtrare questo afflusso spaventoso di informazioni ed emozioni, e nei pochi semafori rossi che incontro guardo lo stupefacente abitacolo, tocco il bambù, accarezzo (!) la pelle... sì, sono in Paradiso.
Sto per arrivare a casa, mi dimentico per un attimo di tutte le teste che ho fatto voltare (specie quando il cambio faceva un'inutilissima quanto tamarrissima doppietta in scalata) e chiamo mia moglie: "ti dispiace scendere in giardino un attimo?".
Parcheggio, lei arriva con l'erede, guarda "Lei", strbuzza gli occhi ed esclama: "Cristo, ma non mi avevi detto che era così bella!". Sorrido. In fin dei conti sono punti di vista...
Poi guardo mio figlio e perversamente penso che dopo "papà" e "mamma" gli insegnerò a pronunciare il "Suo" nome.
In fondo "Dibinove" non è così difficile da dire...