Hai fatto delle associazioni totalmente gratuite, che non sono presenti nei miei messaggi.  La mia è una accusa agli organizzatori, è evidentissimo. Se poi non so scrivere, perdonami. Comunque io tronco qui la discussione, non mi sembra che ci possiamo intendere, le polemiche gratuite non mi interessano.

Ma scusa la stessa cosa vale per tutti gli sport Claudio, anche sugli sci si muore, in bici, ginnastica artistica... ecc. ecc.
L'uomo ha bisogno di misurarsi con se stesso, ognuno trova un modo per farlo. Meoni sicuramente era consapevole del pericolo che correva sfrecciando in mezzo alle roccie, almeno è morto facendo quello per cui ha sempre lottato. Adesso dispiace per la famiglia

Dispiace per l'uomo, la famiglia sapeva che lavoro faceva chi li manteneva.

Si però lui non soffre la famiglia si

a me non dispiace per l'uomo... intendiamoci, non e' che sono bastardo, solo che una morte come quella di Meoni e' una morte invidiabile... e' mancato mentre faceva qualcosa che amava, qualcosa per cui viveva...
dispiace per quel poveraccio che tornando a casa stanco dopo una giornata di lavoro e' morto perche' un camion gli e' piombato addosso dal cavalcavia sotto cui stava passando con l'automobile.

Meoni ha avuto una morte per cui puo' valer morire.... tutto questo detto non con cattiveria ma con sincerita'

te lo appoggio!

Il punto è quanto rischio sia ragionevole. Per le moto la Dakar è troppo pericolosa, secondo me. Devono studiare qualcosa di diverso, in tutti gli sports si cerca di ridurre il rischio a livelli ragionevoli. Questi eventi sfuggono, secondo me, al controllo di chi si occupa di sicurezza, diversamente dalla F1, dalle corse in bici e altri sport organizzati in modo più strutturato. E non è un bene. Poi perdonami, ma la mistica dell'uomo che si immola per la sua passione, su di me non fa presa. Credo che Meoni sarebbe stato anche più contento di partecipare a questi eventi rischiando di meno. Ma vedo che le mie opinioni sono in minoranza, ti prego solo di non accipere in malam partem quanto ho detto, visto che non sarebbe la prima volta oggi.

E ma il bello di questa corsa è proprio quello, anzi credimi hanno aumentato la sicurezza in maniera esponenziale le moto hanno degli equipaggiamenti da paura rispetto a qualche hanno fa. Solo che o la si fa o non la si fa, non ci può essere una via di mezzo in queste corse.
Chi si iscrive a questa corsa se lo fa per vincere sa che deve correre dei rischi paurosi visto che deve tirare come un dannato, se lo fa solo con lo spirito d'avventura rischia 1000 volte meno visto che si può permettere di andare piano



Dipende Claudio, opgnuno ha il suo modo di vivere


Avrebbe scelto un'altra corsa molto meno pericolosa....


Ognuno ha le sue opinioni lìimportante è rispettarle e saper spiegare il perchè uno ha una certa opinione. 

KIFFA (MAURITANIA) - Il motociclista italiano Fabrizio Meoni è morto oggi alla Dakar nel corso dell'11/a tappa per un arresto cardiaco. Meoni, 47 anni, aveva vinto la Dakar nel 2001 e nel 2002. Questa, per lui doveva essere l'ultima corsa nel deserto, lo aveva detto prima della partenza. Era secondo in classifica con la sua Ktm.

La notizia della morte di Meoni, che lascia la moglie Elena e il figlio Gioele, è stata data dagli organizzatori della Dakar. Il vincitore del raid 2001 e 2002 era originario della Toscana, dov'era nato 47 anni fa a Castiglion Fiorentino.

A quanto si è saputo, Meoni è caduto improvvisamente mentre stava procedendo ad andatura normale (cioé molto sostenuta) durante la prova di oggi. Erano le 10,15 e aveva da poco passato il secondo punto di controllo. "Abbiamo mandato un elicottero quando è caduto, ma i medici hanno scoperto che il suo cuore si era fermato e che non era possibile rianimarlo" ha detto il direttore della gara, Etienne Lavigne. Pare che ci abbiano provato inutilmente per 45 minuti.

Meoni è la quarantatreesima vittima in 27 edizioni di questa gara massacrante. Proprio ieri, in un incidente, era morto lo spagnolo José Manuel Perez. Anche l'inventore e primo organizzatore della gara, Thierry Sabine, è morto durante la Parigi-Dakar (allora si chiamava così) nel 1986: il suo elicottero precipitò e con lui morirono altre 4 persone. Nella stessa edizione morì anche l'italiano Giampaolo Marinoni (Cagiva): cadde a 40 chilometri dal traguardo dell'ultima proova speciale e spirò due giorni dopo in un ospedale di Dakar in seguito a un'infezione.
 

Nella tappa di ieri (Atar-Atar di 489 chilometri), Fabrizio Meoni era arrivato secondo alle spalle del compagno di squadra Cyril Després che lo precedeva in classifica di 9 minuti e 13 secondi. In quella prova, il motociclista italiano era caduto senza conseguenze. Meoni era molto addolorato per la morte di Perez. , intervistato, aveva detto: "Queste notizie rappresentano il lato brutto di questa gara. La Dakar ha fascino, fa parte della nostra passione, ma certe cose si vorrebbe che non succedessero mai".

Oggi, purtroppo, è toccata a lui: l'uomo che meglio rappresentava la passione e il sogno che deve avere dentro chi ha il coraggio di partecipare alla Dakar.


Da " La Repubblica "

Sul sito ci sono anche le foto.... la moto è intatta

www.repubblica.it

azz per me la caduta è una conseguenza dell'infarto....

purtroppo aveva indovinato 

Il fatto è che con l'infarto soffri come un cane... se cadi e batti forte non te ne accorgi

si ma ora non è il caso di analizzare se e quanto ha sofferto, c'è gente che soffre per anni negli ospedali per cui non mi sembra il caso di preoccuparsi troppo di questo aspetto.

Perchè scusa... almeno per me è una consolazione, seppur magra, sapere che non ha sofferto.

ripeto la cosa non mi tange troppo per i motivi che ti ho elencato al punto precedente.