Teoricamente i più penalizzati dalla decisione della Ue dovrebbero essere i tedeschi, ma visto che tutti i costruttori dovranno pagare pesanti multe...
Fiat boccia la riduzione del co2Marchionne: "Pochi vantaggi"
di VINCENZO BORGOMEO
Pochi giorni fa la commissione ambiente dell'europarlamento ha respinto la mozione
franco-tedesca per avere uno slittamento sull'entrata in vigore della severa normativa. I costruttori italiani e francesi dovrebbero essere teoricamente favoriti ma proprio oggi è Sergio Marchionne, Ad Fiat, a spiegare che "Ci sono delle sanzioni pesanti collegate al mancato rispetto del limite" di emissioni di Co2 e "il carico su Fiat sarebbe di centinaia di milioni di euro ogni anno".
L'ad di Fiat Sergio Marchionne, intervenendo all'assemblea generale dell'Anfia si scaglia con violenza contro il provvedimento (non ancora operativo, lo ricordiamo) e afferna addirittura che "Fiat non intende tollerare tutto questo. Faremo tutto il possibile per proteggere l'industria dell'auto italiana".
Ovviamente visto che di italiano in Italia c'è solo il Gruppo Fiat (ed escludendo che Marchionne si riferisca anche alla Zonda Pagani o alla Lamborghini...) siamo difronte a una dura presa di posizione di un costruttore. Posizione subito ovviamente appoggiata da Eugenio Razelli, presidente dell'Anfia, l'associazione dell'industria auto italiana, sempre in occasione dell'assemblea generale dell'associazione: "La nuova proposta della Commissione europea - ha spiegato infatti Razelli - in materia di riduzione della CO2 prodotta dalle auto non tiene conto nè dei progressi già compiuti dai costruttori nè di alcuni elementi base dello scenario competitivo mondiale e della concorrenza tra costruttori europei.
"La proposta della Commissione - prosegue Razelli - ancora una volta fissa obiettivi nettamente più severi di quelli dei principali competitor mondiali ed introduce elementi che ritengo distorsivi della concorrenza tra costruttori europei. In definitiva riteniamo che la mancata applicazione del principio cardine della politica ambientale europea di 'chi inquina paga' andrà inevitabilmente ad impattare sui segmenti bassi e quindi sui clienti di tali veicoli, con la conseguenza di un accrescimento dei costi e un rallentamento del rinnovo del parco".
"Appare chiaro - conclude Razelli - che se vogliamo vincere la sfida della CO2 è necessario rivedere strategie sia in termini di approvvigionamento energetico che in termini di diversificazione delle fonti alternative e di sviluppo dei nuovi carburanti. Per quanto riguarda l'Italia, ad esempio, i nostri costruttori sono leader nella tecnologia del gas metano ma andrebbe supportato da investimenti nelle strutture di rifornimento".
Ma qual'è davvero lo spirito della proposta europea? Secondo Marchionne, nella forma attuale, avrà come effetto quello di "ridurre le emissioni di CO2 dello 0,0015%: è una percentuale ridicola".
"L'incredibile beneficio" di ridurre le emissioni di CO2 dello 0,0015% - ha aggiunto ironicamente Marchionne - "costerà alle imprese automobilistiche d'Europa, nel complesso, 45 miliardi di euro all'anno. Per questo - ha proseguito riferendosi alla commissione ambiente Ue - il voto della scorsa settimana mette seriamente in dubbio l'interesse dei decisori europei per la sopravvivenza dell'industria dell'auto".
Per il top manager italo-canadese dunque, "ci sono modi più efficaci e più sostenibili per raggiungere gli obiettivi che la società richiede", partendo dal concetto che le emissioni di CO2 attribuibili alle auto sono "circa il 5%" del totale.
Serve dunque "un approccio integrato", che "prenda in considerazione i contributi di molte altre attività, dell'industria petrolifera, delle istituzioni, delle abitudini della gente". Solo con misure che siano "eque, tecnologicamente possibili ed economicamente sostenibili" - secondo Marchionne - si potrà raggiungere "il traguardo di ridurre le emissioni", e così "salvaguardare l'ambiente".
Naturalmente Fiat - ha concluso Marchionne - è "disposta a dare il proprio contributo - ha aggiunto l'a.d. - esattamente come abbiamo fatto fino ad oggi. Ma non siamo disposti a pagare solo noi per tutti. Perchè così facendo, questa grande sfida non sarà altro che un grande bluff".
Immediata la reazione del ministro per l'ambiente, Stefania Prestigiacomo: "Ci batteremo per apportare modifiche alla direttiva" Ue sulle emissioni di CO2. "Come governo - ha aggiunto - dobbiamo difendere la nostra industria. L'italia non si vuole sottrarre agli impegni europei e a quelli internazionali, ma questi impegni devono essere equi e finora le modalità non sono state aderenti alla realtà italiana. Non è una cortesia alla Fiat - ha concluso il ministro - ma, come governo, dobbiamo difendere la nostra industria".
Eppure secondo Legambiente al Parlamento europeo è prevalso il buon senso: "Anche le case automobilistiche - ha spiegato infatti il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - devono fare la loro parte, non c'è più tempo per le deroghe. La lotta alla CO2 deve impegnare tutti i settori e maggior ragione quelli più responsabili dell'aumento delle emissioni".
"La scelta di oggi dell'Europarlamento, che ha confermato la proposta della Commissione Europea introducendo anche l'obiettivo al 2020 non superiore a 95 grammi per chilometro - ha aggiunto il presidente di Legambiente - offre all'industria europea dell'auto una grande opportunità per innovarsi e mantenere competitività rispetto ai concorrenti americani e asiatici. Un approccio che andrà difeso nelle negoziazioni con il Consiglio in modo da consolidare la leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici".
Immediata la reazione di Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente: "Il governo smetta di chiedere sconti alla Ue sulle norme di abbattimento delle emissioni di CO2, come se le direttive in materia ambientale fossero fastidiosi capricci delle istituzioni europee".
"Affermare che le auto incidono per una piccola fetta, il 5%, sul totale delle emissioni di CO2 -sottolinea Della Seta- è un dato che non corrisponde alla realtà, mentre è vero anzi che in Italia ben un quarto delle emissioni di C02 proviene dal settore dei trasporti e dunque in primissimo luogo dalla mobilità su gomma. Comunicare all'opinione pubblica l'idea che l'impegno di riduzione di emissioni di CO2 delle auto costituisca un freno alle imprese e all'economia è falso, oltre che sintomatico di una visione arretrata e anacronistica dell'industria".
"Le stesse strategie ambientali di Fiat Auto -aggiunge il parlamentare- hanno contribuito al rinnovamento e alla ripresa dell'azienda automobilistica dopo anni molto difficili. L'innovazione tecnologica, infatti, è l'unica soluzione possibile ai problemi dell'ambiente e della mobilità. Come dimostrano i progressi che, nel corso degli anni, hanno consentito di ridurre drasticamente le emissioni allo scarico, i consumi di combustibile, la rumorosità degli autoveicoli. Si tratta di tappe significative che danno valore al concetto di mobilità sostenibile e che dimostrano come in un'ottica di lungo periodo l'economia può solo giovarsi di sforzi fatti oggi".
"La ricetta da mettere subito in campo -conclude Della Seta- è solo una, ovvero il mix fatto di innovazione, efficienza e risparmio energetico, applicato per quanto riguarda i trasporti da una progressiva e costante riconversione del trasporto su gomma a quello su ferro".
http://www.repubblica.it/2008/09/motori/motori-settembre4-2008/motori-lotta-co2/motori-lotta-co2.html?ref=mothpstr14