Ecco una toccante lettera scritta ma Max Sghedoni, D.S. di Subaru Rally Team Italia:
E' morto uno di noi!!
Quando all’estero, in Afganistan, in Pakistan o in un qualunque Paese dai contorni e dai confini indefiniti muore un nostro Parà’ o un nostro Bersagliere, tutta l’ Italia ha un fremito di orgoglio e d’angoscia…..
“E’ morto uno di noi…!” pensiamo; e, per un attimo, il tempo di tenere sospesa una forchetta tra il piatto e la bocca, ci riscopriamo tutti patrioti, fieri di quella bandiera che ormai solo per merito di Valentino o in occasione Mondiali di Calcio ridiventa simbolo dell’orgoglio Nazionale.
Lo strisciare lento dei passi dei suoi commilitoni, la compostezza del picchetto d’onore, il silenzio rotto dal ronzio di un motore di un aereo appena atterrato e che ha spalancato la sua enorme bocca d’acciaio per restituire ai suoi cari ed a noi un corpo straziato, non mi fa meditare sull’inutilità della guerra o sulle motivazioni storiche o politiche del nostro coinvolgimento in un lontano e forse inutile conflitto bellico ma, “Capitano” del mio piccolo “esercito” di piloti e navigatori, mi struggo nella commozione e nell’ invidia di percepire tra gli sguardi dei suoi commilitoni e nella fierezza di un saluto militare, la consapevolezza di appartenere ad uno stesso, identico Gruppo : affine nello spirito, nell’entusiasmo, nella responsabilità e nella convinzione che il proprio lavoro, la propria dedizione o l’essere solo mercenari per passione, prevede tra le diverse “regole d’ingaggio” , spesso, ( troppo spesso) anche quella del proprio tributo alla morte.
Anche Flavio è morto!... Anche flavio è morto all’estero…Anche Flavio è Italiano…anche Flavio appartiene al nostro Gruppo…anche Flavio è partito per la Bulgaria consapevole di quella “I” scritta di fianco al suo nome nell’elenco iscritti di gara, felice per quella bandiera appiccicata sul vetro della propria vettura, banale qui in Italia, ed invece così importante per noi, in terra straniera.
Anch’io ha corso all’estero, tante, mille volte….
Non ho combattuto guerre, non ho imbracciato mitra o schivato proiettili nemici; e, anche se semplice “sportivo” mi son sentito sempre, ed in ogni caso, oltre che serio professionista, anche portacolori di un’intera nazione, della sua storia, delle sue tradizioni, portatore anch’io di una pace vissuta nel segno dello sport ed altresì fiero delle mie capacità.
Sono sicuro, quindi, che Flavio, in Bulgaria, vi sia andato anche perché certo di poter, insieme ad uno sparuto gruppo di piloti e di navigatori, dimostrare che noi Italiani siamo i più bravi, i più veloci, i più professionisti , anche con la speranza nel cuore, di riuscire a salire sul podio finale di gara assieme a Basso, a Dotta, a Cassina e Corrado per festeggiare tra gli applausi di mille e mille appassionati e lo sguardo ammirato di splendide ragazze dalle caviglie sottili, anche una bandiera, un ideale e non solo il rispetto di un impegno professionale preso o la soddisfazione per l’esercizio , compiuto, della propria passione sportiva.
Non so se a restituirci Flavio sarà la bocca spalancata di un aereo color argento o l’angusto spazio di un bagagliaio d’auto…certo non vi saranno ad attenderlo uomini in divisa dalle mostrine d’oro! Anche se Flavio e’ sì, Italiano, ed a modo suo anche portatore di pace all’estero…..essi appartengono ad un altro Gruppo, combattono un’altra guerra, ed e’ quindi giusto e logico che sia cosi’….
Spero solo, ed invece, che ad accoglierlo nella piccola chiesetta di Pietrasanta vi siano quanto meno i Rappresentanti della nostra Federazione… che forse posseggono anche una bandiera…
Spero solo che qualcuno dei suoi piloti, durante la funzione religiosa, provi il desiderio di affiancare Flavio nella sua ultima apparizione , per riconoscenza, gratitudine, ammirazione, finalmente consapevoli dell’importanza e della reciprocità dei propri ruoli e nella scoperta, a caro prezzo, dell’appartenenza ad un Gruppo che ci unisce non solo per divertimento e piacere, ma per una “corresponsione d’amorosi sensi “.
Ed allora, chissà, mentre un telegiornale locale trasmetterà la notizia della morte di Flavio, forse qualcuno rimarrà , sentendo di un Italiano morto in Bulgaria, fermo con la forchetta sospesa tra la bocca ed il piatto, come bandiera a mezz’asta, confusa nei colori brillanti del rosso del pomodoro e verde del basilico.
Il tuo direttore sportivo
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