sta a vedere che l'han impiccato i dirigenti Alfa... io gli avrei risposto "si ma costano troppo e sono fatti col culo"
La mattina del 7 aprile 1926 Mussolini esce dal palazzo del Campidoglio, dove ha inaugurato un congresso di chirurgia; Violet Gibson, una nobildonna inglese, gli spara da distanza ravvicinata, ferendolo lievemente al naso. Non appena medicato Mussolini è già in grado di presenziare alla cerimonia d'insediamento del nuovo direttorio fascista e, il giorno dopo, prima di recarsi in Libia, commenta: «Le pallottole passano e Mussolini resta».
Il terzo attentato è opera di Gino Lucetti, un giovane marmista anarchico di Carrara che ha combattuto negli Arditi e che poi, aggredito dai fascisti, è emigrato a Marsiglia. L'11 settembre 1926 attende che Mussolini esca dalla sua abitazione e gli lancia una bomba a mano che colpisce il tetto dell'auto del duce e scoppia a terra ferendo otto persone. Nell'interrogatorio dice di aver voluto vendicare i massacri effettuati dagli squadristi a Torino nel dicembre del 1922.
Il quarto attentato è il più misterioso. La sera del 31 ottobre 1926 a Bologna, il duce ha inaugurato il nuovo stadio sportivo il Littoriale nell'ambito della commemorazione della "marcia su Roma"; su una macchina scoperta sta andando alla stazione quando un colpo di pistola gli lacera la sciarpa dell'ordine mauriziano. Dietro alla macchina di Mussolini, che prosegue, un gruppo di squadristi di Leandro Arpinati (tra cui anche Balbo) si butta sul presunto attentatore e lo lincia: il cadavere mostrerà 14 pugnalate, un colpo di rivoltella e tracce di strangolamento[99]. Si tratta di Anteo Zamboni, un ragazzo quindicenne di famiglia anarchica. Secondo alcune recenti ricostruzioni, l'attentato sarebbe stato il risultato di una cospirazione maturata all'interno degli ambienti fascisti emiliani (si sospettano a turno Farinacci, Balbo, Arpinati e Federzoni), contrari alla «normalizzazione» inaugurata da Mussolini, ostile ad ulteriori eccessi rivoluzionari e allo strapotere delle formazioni squadriste.
I rapporti di polizia dell'epoca dimostrano come si svolsero inizialmente delle indagini negli ambienti squadristi bolognesi ipotizzando in un primo tempo un coinvolgimento di ras locali come Farinacci e Arpinati, ma che non diedero alcun risultato. A quel punto si concluse che l'attentato non poteva che essere opera di un elemento isolato.[100] Una ulteriore indagine sollecitata dal Ministero degli Interni fu svolta ancora dai magistrati del Tribunale Speciale ma anch'essa approdò alle medesime conclusioni conseguite dalla polizia.[101]
L'attentato di Bologna fornisce il pretesto per le leggi fascistissime del novembre 1926. Il 5 novembre si registrano: l'annullamento dei passaporti; sanzioni contro gli espatri clandestini; soppressione dei giornali antifascisti; scioglimento dei partiti; istituzione del confino e la creazione di una polizia politica segreta (che affidata a Arturo Bocchini assumerà poi il nome di OVRA); il 9 v'è la dichiarazione di decadenza dal mandato parlamentare di 120 deputati; il 25 viene istituita la pena di morte per chiunque commetta un fatto diretto contro la vita, l'integrità o la libertà personale del re, della regina, del principe ereditario e del capo del governo, nonché per gli altri delitti contro lo Stato; nella stessa data viene inoltre creato il Tribunale speciale, che entra subito in azione contro la "centrale comunista" (Gramsci, Terracini e altri).