pagelle dei piloti
HIROSHI AOYAMA – 5,55. L’infortunio di Dani Pedrosa arriva come un fulmine a ciel sereno in casa Honda, che si trova all’improvviso costretta a rimpiazzare il #26. La scelta, visti i tempi stringenti, cade su un commesso di un chiosco che vendeva sushi all’esterno del circuito, che viene mandato a calci sulla RC213-V con l’unica avvertenza di non demolire metà Giappone sfracellandosi nella via di fugu. Alla fine riesce persino a prendere un punto, ma non appena si rende conto che non è valido per la Raccolta Premi del Conad nella quale cercava di comprare un nuovo set di bacchette, dà talmente tanto in escandescenze da dover essere allontanato dal Motegi dentro una camicia di forza e da dover essere portato all’anagrafe per cambiare il proprio cognome con qualcosa di più adatto al suo caratteraccio.
HIROSHI BILEJORGE LORENZO – 8. Dal momento della caduta di Valentino l’intero Team Yamaha ripone in lui tutte le proprie speranze per tenere vivo il Mondiale, e sono talmente convinti che la cosa possa andare a buon fine che dopo nemmeno mezzo giro dal capitombolo del #46 già hanno iniziato a smontare il Box, impacchettare le moto per l’Australia e a mandare messaggi di complimenti ai colleghi della Honda. Tempo 10 giri infatti e anche il maiorchino si dedica alla ricerca di due sassolini dalla forma simile nella via di fuga del Motegi, ma stavolta i sensi di colpa per aver permesso a Marquez di vincere il Mondiale con così tanto anticipo sono parecchi. Una volta tornato ai Box ha tentato anche di chiedere scusa al proprio Team, ma in un una lingua mista tra italiano e inglese che ha fatto pensare ai suoi meccanici che avesse semplicemente detto di essersi steso un’altra volta.
SORRY CADUTO VALENTINO ROSSI – 7,5. Da Phillip Island sembra che dietro al codone Vale monterà il cartello “Trasporto Carico Eccezionali” per provare almeno in parte a giustificare il fatto che ogni qual volta veda il #25 davanti a lui gli si incolli al fondoschiena come neppure un diciottene in piena tempesta ormonale farebbe in discoteca con una coetanea. Riesce così a prendere la Pole Position, ma grazie ad una partenza che più che essere a razzo sembra essere a minicicciolo, si ritrova in terza posizione e a quel punto la sua Gara è compromessa. Dopo aver infatti tentato con perizia di far infartare mezza Italia cercando in ogni modo di scambiarsi le vernici a suon di carenate con Marquez, nel tentativo di recuperare sul #93 si stende come un panno al sole, andando a contendere a Vettel in Malesia il titolo per il maggior numero di bestemmie fatte pronunciare in Italia entro le 8 del mattino. Inutile girarci intorno, la colpa è della partenza. Perché se si scatta primi ma dopo nemmeno 2 curve si finisce dietro ai propri diretti avversari, quella prima posizione diventa parecchio scomoda, tanto che i suoi tecnici a fine Gara pare l’abbiano rinominata proprio per dare l’idea di quanto sia stato sciocco Valentino.
POLL POSITIONJACK MILLER – 10. Che sono i secondi che impiega in Giappone per finire ruzzolando nel ghiaione, per la felicità dei suoi meccanici che ormai più che con una Honda si trovano alle prese con un Ravensburger da 7000 pezzi. Le sue prestazioni nascono però da un fraintendimento, visto che pare che nessuno gli abbia spiegato che i punti di sutura non valgono come punti iridati, vanificando così tutto il lavoro svolto nel corso della Stagione. Sembra comunque essere un caso disperato, unito da un legame inscindibile con la sabbia della via di fuga. Pare infatti che alla domanda di Livio Suppo “Ma sai se ci sono dei modi per evitare di farti cadere ogni volta?” abbia dato una risposta inequivocabile.
“NON CHE IO SABBIA” HECTOR BARBERA – 7. A causa dell’infortunio di Iannone, che neppure in Giappone riesce ad essere della partita, viene chiamato in Ducati per tappare il buco lasciato dal #29, mentre il #29 probabilmente si dedicava a tapparne altri. L’ignaro Hector, troppo preso ad apprezzare che la Ducati GP16 fosse talmente più avanzata della sua da avere addirittura un freno anteriore, non si rende però conto che gli influssi del #29 aleggiano ancora attorno alla Ducati: Andvea infatti, per non perdere contatto con la sua moto, prima di far partire tutti aveva messo un suo capello nel serbatoio della GP16, e l’effetto che il suo DNA Ignorante ha sulla Ducati è devastante. Barbera infatti prima inizia a vedere sullo schermino delle foto di Dall’Igna durante una seduta dall’estetista, poi vede un tecnico Ducati venir lanciato come una pantofola (era Ciabatti) ed infine viene scaraventato a terra con la grazia di un rinoceronte che carica. Comprensibile quindi che a fine Gara dicesse che il motore di quella moto fosse letteralmente posseduto.
INDESMONIATOMARC MARQUEZ – 5. Arriva a Motegi sapendo che è più semplice vedere Godzilla seduto sulle tribune a fare il tifo per lui piuttosto che vedere entrambe le Yamaha ufficiali fuori dai punti, ma non per questo si dà per vinto. La svolta al suo weekend arriva quando nel pre-Gara si ingolla una razione di Ramen condita con troppo Wasabi, che gli procura strani movimenti intestinali non appena salito in moto. Secondo i rilevamenti Michelin, pare infatti che siano stati degli strani gas provenienti dalla Honda del #93 a sciogliere letteralmente le anteriori del #46 e del #99, lanciandoli per le terre. Vince così il suo quinto titolo mondiale, ma il merito è di un Team molto suppoerstizioso (tanto lo so che le stai leggendo Livio!) che, per allontanare le macumbe provenienti dai suoi avversari, ospita per tutto il weekend, tenendolo al centro del Box e toccandogli il braccio per tutta la Gara, quel famoso cantautore italiano di nome Tiziano.
TOCCHIAMO FERROANDREA DOVIZIOSO – 8,96. In Giappone non vedevano qualcosa con così tante ali come la GP16 dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ed è per questo che per tutta la durata del weekend il povero Andrea non viene visto di buon occhio. Lui però decide di zittire tutti con una Gara concreta, corsa al termine di un weekend in cui tira talmente tante gufate da far sembrare il Box Ducati la voliera di Hogwarts e da far fuori, contemporaneamente, Iannone, Pedrosa, Rossi e Lorenzo. Il podio suggella il suo fine settimana positivo, anche se voci di corridoio dicono che sia andato via dal Giappone piuttosto stressato. Sembra infatti che al povero Andrea, visti i colori sociali del Team Ducati e non riconoscendolo, chiedessero con insistente frequenza se provenisse da Ginevra o da Berna. Una domanda alla quale il #04 ha risposto parafrasando sempre il noto slogan di una cioccolata.
SVIZZERO? NO, DOVIMAVERICK VINALES – 10. Perché solamente uno pazzo come un cavallo potrebbe mettere in atto 7 strategie di sorpasso differenti tutte possibilmente in grado di tirare giù uno che guida la tua stessa moto e che si trova solitamente a 5 metri di distanza da te nello stesso garage. Valentino sembra già essere pronto a munire la sua M1 2017 con rampini ed arpioni per fermare gli assalti del #25, che sembra avere queste doti da distruttore sin da quando era piccolo. Voci di corridoio dicono infatti che a scuola, per disegno tecnico, il giovane Maverick si ritrovasse ad utilizzare sempre e solo righelli, vista la sua innata capacità di distruggere l’altro attrezzo fondamentale per quell’attività.
SPACCAVA LE SQUADREKATSUYUKI NAKASUGA – 8. Questo non sa nemmeno perché è sceso in pista a Motegi. Era tutto impegnato a fare le gare clandestine di accelerazione con le R6 modificate quando all’improvviso il prendere un dosso dissuasore ai 270 km/h lo fa decollare fino a farlo atterrare in griglia di partenza al momento dello spegnimento dei semafori. Il bello è che riesce addirittura ad essere l’unica Yamaha ufficiale al traguardo, e a chi lo guardasse di sottecchi sospettando il sabotaggio delle altre due M1, il buon Nakasuga rispondeva mostrando il suo casco, che con quei due occhi spalancati disegnati sopra mandava un messaggio molto chiaro, simile a quello lanciato da un noto calciatroe svedese, a chiunque lo fissasse per troppo tempo.
KATSUGUARDITITO RABAT – 10. L’unica cosa indicata con il termine “Punto” che aveva visto in questo suo 2016 era la macchina a noleggio con cui sono andati a prenderlo qualche volta in albergo per portarlo in circuito. Ma Rabat non ci sta per nessun motivo ad essere lo zimbello di questo 2016. e quindi agguanta dei punti iridati assieme al fatto di essere lo zimbello solamente di 3/4 del 2016. La sua Gara comunque è basata su una strategia aggressiva, dura e decisa, che ha ricordato quella di battaglia di un famoso comandante che ha operato a lungo nell’area dell’Est Europa, tanto che sembrava avesse preso ispirazione proprio dal suo omonimo. Alla domanda lui ha dato ovviamente risposta negativa, ma dire di aver recuperato le energie mentali in una località marittima molto tranquilla ha sicuramente creato degli equivoci.
MARE SHALLO TITO
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